Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Danni all’arena, la Procura chiama la Corte dei Conti

Fonte: La Nuova Sardegna
14 aprile 2011

 
A giorni la relazione del Corpo Forestale sul carteggio Comune-Sovrintendenza sarà consegnata al pm Caria




MAURO LISSIA

CAGLIARI. L’azione di danneggiamento dell’anfiteatro è in corso, più cresce il ritardo tra la richiesta di demolizione delle tribune avanzata fin dal 2000 e più s’allunga la filiera delle responsabilità penali.
E non solo penali: la Procura della Repubblica si appresta a coinvolgere la Corte dei Conti nell’indagine sull’arena romana. Per una ragione semplicissima: chi non ha smontato le gradinate nei tempi stabiliti ha arrecato anche un danno erariale, perchè il restauro della struttura antica avrà costi elevatissimi che non potranno ricadere sulle casse pubbliche. Qualcuno insomma dovrà metter mano al portafogli, sempre che il reato venga accertato. Nelle prossime ore il nucleo investigativo del Corpo forestale consegnerà al sostituto procuratore Daniele Caria i documenti acquisiti all’assessorato comunale alla cultura e in quello dei lavori pubblici. Si tratta per ora del carteggio, piuttosto fitto, tra l’amministrazione comunale e gli uffici ministeriali. Caria intende ricostruire la cronologia della vicenda, stabilire dove si è fermato l’iter per lo smantellamento della tribuna lignea e soprattutto chi ha lavorato perchè si fermasse. Finora c’è solo un dato certo: è accaduto tutto sotto l’amministrazione di Emilio Floris. Perchè la scelta di spendere sei miliardi di lire per installare le tribune è stata assunta dal sindaco Mariano Delogu nel 2000, ma la decisione di tenerle in piedi è del successore. Fino al dopo 2006, quando il Tar si è pronunciato con chiarezza sulla legittimità del provvedimento di demolizione firmato dalle sovrintendenze. A quel punto sembrava che il caso fosse chiuso e che le fortissime pressioni arrivate dal mondo della cultura e dell’ambientalismo avessero fatto breccia sulla resistenza dell’amministrazione comunale. Niente di tutto questo: il Comune ha eluso la necessità di restituire il monumento al suo stato naturale e storico. Al contrario ha continuato imperterrito ad affidare l’arena romana alle imprese di spettacolo dei fratelli Palmas, una forma di concessione senza procedura ad evidenza pubblica che per il pm Caria è fuorilegge. Gli anelli stile San Siro sono rimasti dov’erano, la Fondazione del teatro lirico ha rinunciato definitivamente ad allestire opere all’anfiteatro e l’amministrazione comunale ha insistito in una sorta di navigazione a vista, con le associazioni culturali, gli archeologi e alcuni giornalisti impegnati a denunciare invano una situazione inspiegabile. La Procura è decisa a mettere in fila questi fatti, in gran parte pubblici e comunque riferiti ad atti pubblici, per definire una volta per tutte le responsabilità. Non sarà disposto invece - almeno per il ora - il sequestro giudiziario del monumento: il pubblico ministero si è rifiutato di spiegare la scelta, ma l’impressione è che serva a consentire la demolizione delle gradinate. Con l’arena sotto sigilli l’amministrazione Floris avrebbe un comodo alibi per non procedere, lasciando la gatta da pelare alla prossima giunta comunale. Col fiato della polizia giudiziaria sul collo invece è difficile che il Comune possa ancora tergiversare. Forse adesso finirà il balletto ridicolo di chi - malgrado l’autorevolezza delle relazioni tecniche e i danni evidenti - tenta di tenere in piedi la legnaia col parere di attori ignari e cantanti da balera.