Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quei cinque formidabili ottoni del Gomalan

Fonte: L'Unione Sarda
12 aprile 2011

CONCERTI. Dal Cinquecento a Morricone, travolgente esibizione dell'ensemble al Lirico di Cagliari
La serata


Una bella ventata di freschezza ha accolto venerdì sera il pubblico del Teatro Lirico di Cagliari. Di scena il Gomalan Brass Quintet, ensemble dai modi scanzonati, con un programma musicale fatto apposta per piacere, pensato come un excursus nella storia della musica, dal '500 di Giovanni Gabrieli ai giorni nostri. Sono brani celeberrimi, arrangiati per la particolarità timbrica dei cinque ottoni. Ecco allora la fantasia sul “Nabucco” di Verdi, con il ritmo sincopato dell'ouverture e le note del Va' pensiero. Poi Puccini, col Nessun dorma da “Turandot”. Ma non c'è solo la musica. Tra le note si affaccia un modo goliardico di presentare l'opera lirica, con toni scherzosi e distesi che invitano al sorriso, senza nulla togliere alla tecnica, solida e completa e all'affiatamento d'insieme.
Formato da prime parti di importanti orchestre italiane, il Gomalan Brass Quintet articola i suoni con perizia, orchestrando le melodie con gusto, articolando uno spettacolo che mette insieme ironia e bella musica. Si muovono in continuazione, stravolgono la liturgia classica del concerto che vuole i musicisti muti e fermi. Ma anche quando introducono elementi fortemente personali non dimenticano il rigore musicale e la cura dell'intonazione.
In più Marco Braito, Marco Pierobon, Nilo Caracristi, Gianluca Scipioni, Stefano Ammannati, aggiungono virtuosismo e fantasiosa interpretazione, che li porta a rivisitare con una originale suite le arie di “Bohème”, da Vecchio tabarro a Che gelida manina, inerpicandosi tra le difficoltà con abilità e perizia.
E che dire di quel gustosissimo sketch articolato con le musica dell'“Aida” e della marcia trionfale? Certo ai Gomalan non manca il senso dell'arte scenica, oltre a un'abilità musicale decisamente non convenzionale, che permette loro di mantenere tempi ed equilibrio anche mentre corno, trombone e tuba si arrabattano sul palcoscenico e le trombe vanno a suonare su per i loggioni. Competenza e abilità che l'ensemble mette in campo con rielaborazioni complesse, vere e proprie orchestrazioni, che mettono in gioco sfumature e impasti timbrici, ora brillanti ora articolati su tinte leggere, padroneggiate con cura.
Con “West Side Story” e le melodie di Bernstein si approda a tempi più recenti. Non è solo estro teatrale. L'omaggio a Morricone è bello e ironico, addirittura esilarante nel duetto delle trombe che si affrontano con le stesse movenze dei pistoleros in duello. L'eclettismo con loro non conosce tregua. Ci sono le musiche di Harold Arlen del “Mago di Oz”, la colonna sonora di “1941 Allarme a New York” firmata da John Williams e i song dei cartoni animati di “Lupin III”. Per esplodere poi nell'intreccio di suoni e movenze col “Libertango” di Piazzolla che concludono suonando sdraiati sul palcoscenico.
E quando tutto sembra finito, tornano in scena con giacche a pallini luccicanti, per la parata finale sul ritmo scandito dagli applausi. Ancora trovano il tempo per regalare una particolarissima riedizione di “No potho reposare”, per poi balzare giù dal palcoscenico e continuare a suonare sparpagliati tra le fila della platea.
Per gli abbonati del turno B i concerti del weekend sono poi continuati. E sabato sera hanno ritrovato l'orchestra del teatro diretta da Marcello Rota e le musiche di Grieg, Ponchielli, Strauss e Offenbach.
GRECA PIRAS