Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Istrionici, dissacranti, autoironici: ecco i Gomalan Brass

Fonte: La Nuova Sardegna
12 aprile 2011

 
Lunghi applausi al Teatro Lirico per il quintetto di ottoni ospite del festival di Sant’Efisio




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Standing ovation al Comunale per i Gomalan Brass. Il quintetto di ottoni, che da circa dieci anni conquista pubblico e critica, era ospite del Lirico venerdì nel XI Festival di Sant’Efisio.
Marco Braito e Marco Pierobon (trombe), Nilo Caracristi (corno), Gianluca Scipioni (trombone), Stefano Ammannati (basso tuba), sono i componenti di questo carismatico ensemble, cinque “fiati” prime parti in alcune fra le maggiori orchestre europee e d’oltreoceano. Seconda volta in Sardegna, già vi si esibirono nel 2009, prima all’Ethno’s Festival di Martis (Sassari) e poi all’Alfieri di Cagliari. Istrionici, dissacranti, con la giusta dose di autoironia che permette loro di far divertire e divertirsi per oltre due ore. Arguto calembour non a caso è il nome stesso, ricavato da un dialetto settentrionale, “go mal a ‘n brass” difatti significherebbe “ho male a un braccio”, che va a menadito per chi, come loro, suona il proprio strumento tenendolo sollevato con entrambe le braccia. Così mettono in piedi un programma estremamente variegato, fra serio e faceto, in cui rivolgendosi al pubblico si cimentano perfino nel ruolo di umoristi. E vi riescono appieno. Anzi, va detto che nel loro spettacolo arte e goliardia sono parti inscindibili, se non complementari. Presentano a turno i brani in scaletta, dialogano col pubblico, e in fase d’esecuzione non disdegnano affatto coreografie e mimiche teatrali più o meno improvvisate. A metà strada, insomma, fra la verve di Stefano Bollani e gli scanzonati Elio e le Storie Tese, suonano seriamente ma non si prendono troppo sul serio. Tecnicamente impeccabili, aprono la serata con la bella «Sonata a cinque» di Giovanni Gabrieli, così dal Rinascimento saltano a Verdi con la Sinfonia del «Nabucco», Coro e Marcia trionfale dall’«Aida», per approdare poi anche al Puccini di “Nessun dorma” dalla «Turandot» e una ben confezionata suite su «La bohème». Il loro virtuosismo gioca in seguito con le melodie di «West Side Story» di Bernstein, le colonne sonore di Morricone e Williams, una jazzistica «Over the rainbow», una trascrizione dell’evergreen «Libertango» di Piazzolla, e in chiusura una spassosissima rielaborazione delle musiche di «Lupin III», noto cartoon giapponese, tratto dalle novelle di Leblanc. Due bis: la «Soul Bossa Nova» di Quincy Jones e, suonato in mezzo alla platea, il celebre tema di Alan Silvestri per il film «Forrest Gump».