Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Dovevano andare a Civitavecchia

Fonte: L'Unione Sarda
7 aprile 2011

RETROSCENA. L'odissea della “Catania” respinta da Lazio e Francia: quasi tre giorni in mare, 24 ore al largo di Cagliari

È giallo sul percorso seguito dal traghetto Catania della Grimaldi che ieri ha portato a Cagliari i 700 tunisini ora ospitati nel centro di accoglienza allestito in tutta fretta all'interno della base Aeronautica di Elmas. Un mistero alimentato dalla grandissima confusione che si è creata col via all'operazione che ha portato al trasferimento, in appena tre giorni, degli oltre seimila migranti che da settimane bivaccavano a Lampedusa in condizioni disumane.
Uno dei retroscena emersi in queste ore è che, prima di arrivare a Cagliari, la nave avrebbe affrontato un viaggio molto più contorto e lungo di quanto si pensava, durato addirittura due giorni e mezzo, tanto che a un certo punto i viveri a bordo hanno iniziato a scarseggiare e l'equipaggio è stato costretto a razionarli sino all'arrivo al molo di Porto Canale. In realtà il Catania, una volta partito da Lampedusa, sarebbe stato bloccato nella notte tra lunedì e martedì a poche miglia da Civitavecchia, dove inizialmente era previsto che attraccasse. Una volta arrivato in prossimità del porto laziale il traghetto non avrebbe però ricevuto il permesso di avvicinarsi. La ragione? Sempre stando a fonti qualificate pare che l'ordine sia arrivato direttamente dal Governo, convinto dalle fortissime pressioni esercitate dalle autorità politiche del Lazio.
Qualcuno di molto importante avrebbe insomma alzato la cornetta spiegando che gli immigrati a bordo della Catania erano troppi e che c'era la disponibilità ad accogliere solo i circa seicento tunisini imbarcati sul traghetto Clodia della Tirrenia, che effettivamente sono poi sbarcati martedì a Civitavecchia. Ma non è tutto: il niet a ospitare nella Regione amministrata da Renata Polverini i migranti del Catania, sarebbe stato giustificato col fatto che il primo maggio a Roma è prevista la beatificazione di Karol Wojtyla, un evento che richiamerà nella Città Eterna centinaia di migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Una situazione che pare abbia alla fine convinto il Governo a cambiare la rotta del traghetto Grimaldi, che a quel punto ha ripreso il largo. Qui però il mistero si infittisce, perché neanche la successiva meta sarebbe stata Cagliari. Stando alle indiscrezioni circolate in queste ore, al Catania sarebbe stato invece ordinato di far rotta verso la Francia e nella notte ci sarebbero stati febbrili contatti tra i due governi per consentire lo sbarco della nave in un porto transalpino.
Per ottenere il sì dei francesi si sarebbe persino pensato di riconoscere agli immigrati a bordo lo status di rifugiati, facoltà che spetta, secondo le norme di diritto internazionale, al primo Paese in cui approdano. L'ipotesi sarebbe però tramontata quando le autorità francesi hanno risposto picche, probabilmente perché certe del fatto che si trattava di semplici migranti e non di persone in fuga da zone di guerra. Vero? O solo fantasie? Difficile dirlo. Ufficialmente le autorità italiane negano: per loro tutto si sarebbe svolto nella massima linearità e il traghetto, una volta salpato martedì da Lampedusa, avrebbe fatto rotta verso Cagliari. Ma quando è arrivato il Catania nelle acque sarde? Secondo la versione ufficiale solo ieri pomeriggio, poco prima di attraccare a Porto Canale. Anche in questo caso c'è però chi racconta una storia completamente diversa: in realtà la nave passeggeri sarebbe rimasta ferma sin dal pomeriggio di martedì a largo delle coste cagliaritane, a circa 10-12 miglia di distanza, in attesa di ricevere l'ok dalle autorità locali.
Quando dunque, in mattinata, il prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo ha convocato il summit nel quale ha comunicato ai vertici delle forze dell'ordine e agli amministratori locali che, per decisione del Ministero, 700 tunisini sarebbero stati ospitati in Sardegna, secondo questa versione la nave era ormai quasi arrivata. Solo che in quel momento non si sapeva ancora dove metterli, visto che era stato appena dato il via ai lavori per sistemare la vecchia caserma in disuso trasformata in centro di accoglienza. Così al comandante della nave sarebbe stato ordinato di restare in mare aperto per 24 ore, nel corso delle quali il malumore dei migranti a bordo, stanchi e provati, avrebbe rischiato più volte di superare il livello di guardia.
MASSIMO LEDDA