Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Arrivano all’ex caserma, 20 scappano

Fonte: La Nuova Sardegna
7 aprile 2011



In 15 sono rientrati poco dopo. Sessanta uomini sorvegliano i 700 sbarcati in città




PAOLO MATTEO CHESSA

CAGLIARI. E fu terra. Sicuramente per loro l’agognata terra, tenuto conto che il piccolo esercito di migranti tunisini sbarcato ieri pomeriggio dalla nave traghetto “Catania” della compagnia di navigazione Grimaldi pare abbia trascorso in mare all’incirca 48 ore.
Forse per questa ragione quando alle 18.03 il primo scaglione che ha messo piedi sulle super presidiate banchine del porto-canale, sui volti di questi giovani uomini (d’età media fra i 26 e i 30 anni), sorvegliati a destra dagli agenti del VI Reparto Mobile di Genova e a sinistra dai “baschi verdi” della Guardia di finanza, si leggeva soprattutto stanchezza. E se mai ce ne fosse stato bisogno a testimoniare la precarietà delle loro condizioni bastavano le buste di plastica che si portavano appresso, stringendole come se fossero dei tesori.
Certo, c’è stato anche qualche sorriso un po’ forzato e le immancabili dita di qualche mano sollevate nel segno della vittoria, mentre salivano in fila indiana sui pullman di alcune aziende private, partiti poi sotto buona scorta dei blindati del Reparto Mobile Sardegna verso l’ex caserma dell’Aeronautica, in viale Elmas.
Ma improvvidamente sono stati utilizzati anche dei vecchi pullman snodabili del Ctm, che hanno di fatto favorito la fuga di 20 tunisini. Tutto troppo facile: è bastato loro tirare le leve d’emergenza per far aprire le porte e dileguarsi per le vie della città, ma poco dopo 15 si sono consegnati, gli altri sono ricercati.
Mani sollevate, si diceva, durante lo sbarco, andato avanti per oltre due ore e mezza. Solo uno di loro (imbarcatosi clandestinamente a Lampedusa in mezzo ai migranti) ha avuto qualche problema a sollevarle, perché aveva i polsi serrati dalle manette ed è sceso a terra trattenuto da agenti in borghese, agli ordini del capo della Mobile, Leo Testa. Con buona ragione, perché come ha spiegato poco dopo il vice questore vicario Giuseppe Gargiulo, che ha coordinato l’intera operazione-migranti, l’uomo ha alle spalle una condanna da scontare - oltre otto anni di carcere - per questioni legate ai traffici di droga in Toscana e Umbria. A tradire Fathi Garnoughi, 40 anni (alias Marwen Brahim, algerino) è stato il sofisticato sistema d’identificazione attraverso le impronte digitali.
Tornando alla fase dello sbarco, avvenuto appunto in una quindicina di scaglioni, va detto che sul molo del porto-canale si è svolto tutto nella più assoluta tranquillità. La stessa che ha caratterizzato - fatto salvo l’episodio della fuga dal pullman - l’arrivo nell’ex caserma di viale Elmas, anche questa presidiatissima sia all’interno che all’esterno, persino dai vigili urbani e dai pompieri.
E in verità se non fosse stato per la “blindatura” di quel tratto del viale Elmas - rimasto chiuso a più riprese - e il corteo di pullman scortati dalla polizia ben pochi si sarebbero accorti dell’arrivo dei 700 migranti tunisini.
Infatti, solo dopo l’arrivo lì degli ultimi pullman qualche curioso ha fatto capolino davanti all’ex caserma, all’esterno della quale stazionavano cronisti, fotografi e operatori delle televisioni.
Dopo un po’ è arrivata anche una piccola task force della Croce Rossa con compiti di “osservazione” e intorno alle 20 è cominciata la distribuzione dei pasti (alla quale hanno assistito anche il prefetto Giovanni Balsamo e il questore Salvatore Mulas), che a quanto pare gli affamati migranti hanno divorato a tempo di record.
Intanto all’esterno veniva messa a punto la strategia antifuga, con la sorveglianza del perimetro esterno, che fin quando i 700 tunisini resteranno in città dovrebbe tenere impegnati in ogni turno una sessantina di uomini, fra poliziotti, carabinieri e “fiamme gialle”, coadiuvati comunque anche dai vigili urbani per gli eventuali problemi di viabilità.
Questo perché non è escluso che ora la presenza dei migranti richiami i curiosi in quella sorta di “U” formata da viale Elmas, via Semelia e via Simeto.
In ogni caso, curiosi a parte, c’è da prendere atto che almeno fino a questo momento la città non sembra aver avuto particolari reazioni all’arrivo di questo che sostanzialmente è solo un piccolo esercito di disperati, che molto probabilmente non vedono l’ora di puntare altrove lasciandosi dietro la Sardegna. Insomma, detto in altri termini, non ci sono stati fortunatamente i problemi preannunciati da più parti. Almeno per il momento.

 

Negli anni Ottanta era il centro nevralgico per le telecomunicazioni dell’Aeronautica




CAGLIARI. Ha resistito alle bombe degli americani del 1943, ha visto avvicinarsi la città nel dopoguerra, poi è stata abbandonata negli ultimi anni, col piano di dismissioni dei siti non operativi della Difesa. La caserma dell’Aeronautica di via Simeto, con il muro nel lato ovest ancora in mattoni crudi, può raccontare una lunga storia, che risale a più di sessanta anni fa.
La caserma, nata non a caso vicino alla linea ferroviaria, per decenni ha ospitato il servizio viveri, vestiario e vettovagliamento dell’arma Azzurra. Si estende su un’area, leggermente ondulata, di 30mila metri quadri, e si affaccia da un lato su viale Elmas, dall’altro su via Simeto, sede della direzione regionale delle Poste. Negli anni Ottanta la caserma ha ospitato anche il 5º Telegruppo di manutenzioni e telecomunicazioni, prima di stanza sempre a Elmas, che serviva tutti gli enti aeronautici. Era il centro nevralgico di controllo e verifica di tutti gli apparati radio e fungeva da vero e proprio laboratorio per i sistemi di trasmissione dell’Aeronautica per tutta l’isola. Per una decina d’anni l’area delle telecomunicazioni ha convissuto con quella del vettovagliamento, prima di essere nuovamente spostata a Decimonannu, dove attualmente risiede. Dalla metà degli anni novanta però, la caserma, presidiata un tempo in maniera intensiva dai Vam, la vigilanza armata dell’Aeronautica, ha progressivamente perduto la sua funzione, e con il disimpegno del Deposito Carburanti di Monte Urpinu, anche la viale Elmas ha visto andar via, viveri e vettovaglie. In questi anni è rimasto solo un presidio simbolico a guardia delle strutture e dei materiali che i militari vi depositavano, pezzi di radar, gruppi elettrogeni. Sino a due giorni fa anche l’impianto di videosorveglianza era spento. Adesso la caserma è tornata a nuova vita. lavori per renderla parzialmente accogliente sono andati avanti sino a che i pulmann non hanno fatto il loro ingresso nel comprensorio.(g.cen.)