Il sindaco Floris: «Garanzie per la gestione dell'emergenza»
Per carattere e formazione Emilio Floris non è il tipo di politico che tuona contro un'altra istituzione. «Né sono abituato a mettermi di traverso quando ci sono situazioni legate all'emergenza». Al sindaco di Cagliari la decisione, autonoma e solitaria, assunta dal governo in materia di migranti da destinare al capoluogo sardo non è piaciuta. Anzi, si può proprio dire che l'abbia subita. Almeno fino alle 17 e 30, ora nella quale rilascia l'intervista.
Nessuno l'ha avvisata dell'arrivo dei profughi tunisini?
«Sarebbe scorretto dire questo. Devo dire di aver ricevuto una comunicazione in tal senso dal prefetto Balsamo, che si comportato con la consueta correttezza. Al massimo posso lamentarmi di non essere stato consultato dal governo prima che la decisione venisse assunta».
Nel caso, come avrebbe risposto?
«Avrei anzitutto chiesto di conoscere lo status dei profughi destinati alla nostra città. Quali sono i tempi di permanenza e quali i piani per la gestione del quotidiano. Mi sarei anche confrontato sulla qualità delle strutture scelte per l'ospitalità».
Perché da Roma hanno preferito non coinvolgere il Comune?
«Lo chiederemo a loro, molto presto. Posso intuire, vista la destinazione, che la questione sia stata gestita a livello di Esercito, con un'intesa tra i ministeri dell'Interno e della Difesa. E che l'interlocutore sia stato la Regione. Ma credo che sarebbe stato più utile a tutti coinvolgere gli amministratori locali».
Quali saranno i problemi nella gestione dell'emergenza?
«La prima cosa che mi viene in mente è che la caserma dell'Aeronautica di viale Elmas è stata abbandonata tanti anni fa. Immagino che le sue condizioni non siano ottimali. Parlo di questioni sanitarie minime, di infrastrutture che non credo siano presenti. Ma potrei anche sbagliarmi visto che, devo ripetermi, non sono stato nemmeno invitato a presenziare al sopralluogo che è in corso proprio in queste ore».
Preoccupato dalla reazione di una fascia della cittadinanza?
«Cagliari è una città tradizionalmente ospitale. Certo, bisognerà capire quali saranno i margini per una integrazione delle centinaia di profughi che sembrano essere stati destinati alla nostra città. Non ho capito se sono previsti contatti con il mondo esterno o se il centro che li ospiterà sarà sorvegliato dalla Polizia. Questo perché non conosco lo status di quei migranti. Qualcuno parla di “soggiorno breve”. Breve fino a quando e prima di cosa?».
Il suo atteggiamento è influenzato esclusivamente dal mancato coinvolgimento?
«Il mio atteggiamento è, come sempre, improntato alla collaborazione istituzionale. Certo, per poterla dare, qualcuno me la deve chiedere. Non nascondo di aver accolto con stupore, come già detto, questo annuncio a sorpresa».
Aveva soluzioni alternative?
«È antipatico dire che le destinazioni potevano essere altre, perché si dà l'impressione di voler allontanare un problema che è certamente di tutta l'Italia. Credo (e spero) che la Regione nei suoi colloqui con il governo abbia messo nel conto il fatto che la Sardegna è già di suo interessata da sbarchi di migranti provenienti dal nord Africa. Potremmo trovarci nella condizione di dover ospitare sia quelli che arrivano in altre regioni sia quelli che scelgono di sbarcare qua da noi. Questo sarebbe un grosso problema».
Se chiamato in causa il Comune cosa è disposto a fare?
«A dare il supporto che sarà in grado di assicurare. Spero tanto di non essere chiamato ad affrontare emergenze che potrebbero nascere a causa delle decisioni assunte da altri».
ANTHONY MURONI