Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci sardi: accogliamoli ma niente lager

Fonte: La Nuova Sardegna
5 aprile 2011



Oristano, Anci e Comuni affrontano l’emergenza e bocciano qualsiasi ipotesi di tendopoli



Prima dobbiamo concordare con Roma e la Regione i siti per prevenire problemi di sicurezza con le popolazioni

  ORISTANO. L’Anci e i Comuni sardi sono disposti a collaborare col governo nazionale per fronteggiare l’emergenza umanitaria legata all’arrivo di migliaia di migranti dal Nord Africa, ma chiedono chiarezza, informazioni corrette, e respingono ogni ipotesi di tendopoli, che diventerebbero lager dovendo fare ricorso a siti non adatti a ospitare tante persone insieme in condizioni disperate. La Sardegna dovrebbe ospitare 1400 persone, forse duemila.
I sindaci sardi lo hanno detto senza tentennamenti all’assemblea regionale riunita dall’associazione dei Comuni nella sala consiliare del Comune di Oristano e sancito in un ordine del giorno approvato per alzata di mano dai presenti, circa 50 alle quattordici, con un solo voto contrario. Il documento è articolato su sei punti. Innanzitutto i sindaci chiedono chiarezza e univocità di scelte da parte della cabina di regia nazionale sul numero dei profughi destinati alla Sardegna e una preliminare verifica sulle possibilità di rimpatrio e di soluzioni alternative alle tendopoli.
Ogni scelta del Governo dovrà essere concordata con la Regione e con le autonomie locali, in particolare per quanto riguarda la scelta dei siti e la soluzione preventiva dei problemi che potrebbero manifestarsi per la sicurezza delle comunità locali. In ogni caso, i sindaci sono stati chiari: ospitalità sì, purchè si tratti di sistemazioni temporanee con possibilità di rimpatri o di altre soluzioni che scongiurino l’eventualità delle tendopoli. I siti, individuati insieme ai Comuni interessati, dovranno possedere tutte le garanzie di sicurezza previste dalla legge e assicurare i diritti individuali, oltre alle certezze in materia di igiene e sanità.
I sindaci chiedono, infine, un coordinamento per la gestione di problemi particolari come quelli legati all’accoglienza delle donne e dei minori non accompagnati e la garanzia che nessun costo gravi sui bilanci comunali. Si tratta di un’emergenza, hanno detto senza mezzi termini, che deve essere affrontata con l’ausilio delle risorse necessarie, quindi Regione e Stato dovranno dare i necessari contributi.
L’assemblea si è chiusa in uno scenario d’incertezza, nell’attesa delle valutazioni e decisioni previste oggi dalla “cabina di regia” nazionale che saranno condizionate anche dal risultato della missione del presidente del Consiglio dei ministri in Tunisia.
Le perplessità sono perciò numerose. In primo luogo c’è la dimensione del flusso previsto: «L’accoglienza va organizzata dividento gli arrivi nei Comuni», ha detto il sindaco di Oristano Angela Nonnis. Posizione condivisa, anche se con qualche distinguo in ordine alle quantità delle persone da ospitare. «Come Sardegna dobbiamo riconoscere che è un’emergenza umanitaria e che è un problema del governo nazionale, quindi è necessario il contributo di tutti e con tutte le più alte garabzie su ogni fronte», ha detto Laonardo Ladu, il sindaco di Ozieri al quale è stata recapitata come un obbligo non preannunciato la scelta dell’area di Chilivani. C’è chi come il sindaco Mauro Contini di Quartu Sant’Elena preme sulle paure: «Non sappiamo quale sia la qualità delle persone», e chi, come il sindaco Pasquino Porcu di Mores, gli ribatte che «non dobbiamo affatto fare gli schizzinosi perchè anche noi, come io da ragazzo in America, siamo emigrati». O il sindaco Piras di Oniferi che non ha frontiere umane: «Diamo disponibilità a ospitare senza alcun timore, poi si vedrà chi sono le persone». Si, «ma solo i profughi», aggiunge il collega di Selargius Cappai. «L’accoglienza è un obbligo», sottolinea Zanda di Gonnosfanadiga. Tutto ciò avviene «in assenza di un progetto del governo», hanno rimarcato i primi cittadini di Bultei (Francesco Fois), di Erula (Antonio Pileri), di Austis (l’assessore dei Servizi sociali Maria Antonietta Sanna), di Ghilarza (Stefano Licheri). «Certo - ribadisce il sindaco di Tempio Romeo Frediani -, non c’è un piano e le tendopoli non sono un segno di civiltà».
Il fatto è che lo scenario è cambiato in pochi giorni e può ancora mutare, osserva il sindaco di Monserrato Marco Sini, vicepresidente dell’Anci Sardegna. Già oggi potranno esserci novità.