Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Comune, la voce grossa dei piccoli

Fonte: La Nuova Sardegna
4 aprile 2011



Michela Melotti (Pcdl): «Sono disoccupata e mi batto per i più disagiati»



CONOSCIAMOLI MEGLIO I candidati alla poltrona di via Roma che puntano su vecchie-nuove identità

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Per Michela Melotti la politica «non è una passione, ma un’esigenza collettiva: l’unico modo per combattere le ingiustizie». Ed è per questo che si è candidata a sindaco nelle prossime elezioni per il Partito comunista dei lavoratori.
Trentaquattro anni, Michela è la più grande di cinque figlie e sin da piccola ha respirato l’aria di chi deve tutti i giorni guadaganrsi la propria esistenza senza che il destino ti abbia regalato niente. Padre operaio, madre casalinga, lei è perito chimico industriale. Sposata senza figli, la crisi di questi ultimi anni l’ha vissuta in pieno visto che il marito è stato cassintegrato per un anno. «L’esigenza della politica», come ama dire, l’ha appresa sin da giovanissima, dalla seconda metà degli anni novanta del secolo scorso, da quando ha aderito a Rifondazione Comunista. Poi nella storia politica italiana e nella sinistra sono capitate tante cose e nel 2006 Marco Ferrando (oggi responsabile nazionale del Partico comunista dei lavoratori e referente in Italia del coordinamento per la rifondazioine della quarta internazionale) uscì da Rifondazione dopo uno scontro con Fausto Bertinotti e nel 2008 fondò il Partito comunista dei lavoratori, a cui ha aderito Melotti. L’obiettivo della sua campagna elettorale è «far conoscere al maggior numero di persone quali sono le reali condizioni di vita dei lavoratori e delle classi più disagiate». Con questo centrosinistra, però, non ci sono possibilità di dialogo, spiega la candiata a sindaco, «al suo interno vi sono alleanze per noi improponibili, come quella col Pd che, soprattutto nella questione Fiat, ha tenuto posizioni improponibili e vicine a quelle di Sergio Marchionne».
Il Partito comunista dei lavoratori, spiega Melotti, «sa benissimo che non potrà conquistare la poltrona di sindaco di Cagliari. Ma per noi è un momento importante, un megafono che aiuterà a farci conoscere». Nella vita politica «occorre anche coerenza». Michela, attualmente disoccupata, i problemi dei senza lavoro e dei precari li conosce «perchè ho sempre avuto impieghi saltuari, spesso pagati “in nero”. Poi sono vissuta nei quartieri popolari e ho coscienza dei problemi di chi non ha una casa o di chi vive in situazioni abitative disastrose». Michela alle questioni della campagna elettorale unisce quelli della famiglia e delle sorelle («mia madre non sta molto bene») che vanno seguite. Ma tutti i giorni «cerco di incontrare e discutere con la gente: nei mercati, nelle piazze e nei luoghi dove è possibile incontrare la popolazione. Poi c’è internet, soprattutto per i giovani». Pur non amando le «quote rosa» il fatto che su sette candidati a sindaco, tre siano donna è «buono perchè è ottimo che le donne si mettano in politica».