Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Aurora” splende sul Teatro Lirico

Fonte: L'Unione Sarda
28 marzo 2011

MUSICA. La composizione di Garau ha aperto il concerto cagliaritano per coro e orchestra diretta dal bulgaro Kovatchev


Una schiarita sul futuro dei teatri lirici, e dopo tante settimana colorate di protesta, l'orchestra e il coro di Cagliari tornano a rivestirsi di scuro e indossare, nel concerto di venerdì sera, l'abito di scena. Il calendario, così come i programmi stessi dei concerti, restano stravolti rispetto alla programmazione iniziale, ma l'importante è poter continuare. Così si attinge alle risorse di casa, chiamando sul palcoscenico di via Santa Alenixedda, dopo gli interpreti, anche i compositori sardi.
L'incipit è nella più classica delle forme sinfonico-orchestrali, ma poi i timpani irrompono a cadenzare il tempo, a circoscrivere uno spazio sonoro pensato nel linguaggio nato dalla dissoluzione tonale del '900. Aurora nel mare (2003) di Lucio Garau è una riflessione musicale che mette insieme molte anime. Quella della tradizione colta in primo luogo, con frasi costruite su una tonalità definita, che spesso si dissolvono in frammenti atonali, tra suoni temperati e note della serie degli armonici, per ritrovare infine il senso melodico in echi popolareggianti. Una sperimentazione a tutto campo, che riporta l'attenzione, con il brano di Garau, su quella particolare musica, nata in Sardegna, che prende le mosse dalla scuola cagliaritana di composizione sperimentale di Franco Oppo.
L'ingresso del coro segna il ritorno al repertorio tradizionale, con Nänie op. 82 di Johannes Brahms e l'intreccio contrappuntistico delle voci sui versi di Schiller. Una nenia in memoria del pittore Anselm Feuerbach, che il direttore bulgaro Julian Kovatchev conduce mettendone in luce l'equilibrio tra la rigorosità della forma, costruita con grande sapienza polifonica, lo spirito romantico, e l'aspetto di intima malinconia.
Le strade consolidate della musica di Ludwig van Beethoven si affacciano poi con Egmont, ouverture op. 84. Dove il tratto personale della direzione di Kovatchev si mostra tutto nella tendenza ad attardarsi sulle sottigliezze dei pianissimo, per rimarcare poi la potente espressività di questa pagina, scritta nel 1810, pensando all'omonima opera di Johann Wolfgang von Goethe.
La stessa attenzione per le sfumature dinamiche torna anche con la Sinfonia n. 8 in si minore Incompiuta D. 759 di Franz Schubert, con l'orchestra pronta ad evidenziarne il pathos che cresce gradatamente e trova vigore e accesa passionalità. E con un repertorio sinfonico tra i più amati dal pubblico, disegna melodie intense, colora e definisce ogni aspetto di una sinfonia mai conclusa e trovata casualmente solo 37 anni dopo la morte Schubert.
Direttore e orchestra colgono tortuosità e inquietudini romantiche di una partitura che da subito affascinò il pubblico, facendo nascere supposizioni fantasiose sui motivi della sua mancata conclusione, e inducendo diversi musicisti a ipotizzare possibili conclusioni.
Ne risultano bei momenti musicali che rimarcano gli aspetti più contrastanti: l'intimismo di alcuni passi e la travolgente vitalità di altri. E alla fine il pubblico non ha fatto mancare gli applausi.
GRECA PIRAS