Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Comunale, Maltempo e Percacciolo stelle emergenti

Fonte: La Nuova Sardegna
15 marzo 2011

 
Un concerto di musiche verdiane dedicate all’Unità d’Italia e un recital su Liszt 
 
 
 
GABRIELE BALLOI 

CAGLIARI. Nella settimana passata, il Lirico prospettava due diversi appuntamenti ravvicinati. Giovedì e venerdì un «Concerto straordinario per il 150º Anniversario dell’Unità d’Italia», e sabato un recital pianistico del giovane e promettentissimo Vincenzo Maltempo. Il pubblico ha potuto godere così di una serata all’insegna della grande musica di Verdi. «Sinfonie e cori d’opere del Risorgimento italiano» era il tema del programma diretto da Salvatore Percacciolo. Giovane e talentuosa bacchetta a casa sua su questo repertorio. Dall’«Ernani» al «Macbeth», da «I Lombardi alla prima crociata» al «Nabucco», con energia e carattere, minuzioso sugli accenti, sul ritmo e su forcelle dinamiche, dirige le partiture verdiane mettendovi dentro una freschezza e una convinzione che si trasmettono a tutti gli orchestrali. Buona prova anche quella del coro istruito da Fulvio Fogliazza e dei due solisti alla première, Beatrice Murtas (soprano) e Antonello Pippia (basso). In apertura un’eccezione belliniana: la Sinfonia della «Norma». E qui troviamo una congiunzione col recital di Vincenzo Maltempo, interamente dedicato a Liszt. Nella cernita di brani vi è infatti la parafrasi pianistica «Réminiscences de Norma», una trasfigurazione ciclopica e vorticosa di alcuni temi dal capolavoro di Bellini. Ma Maltempo mette in piedi una vera e propria sfida: «Polonaise n.1 in do minore», «Rapsodia ungherese n.13 in la minore», «Rapsodia spagnola: Folies d’Espagne et Jota aragonesa», «Années de pèlerinage. Deuxième Année. Sonetto 123 del Petrarca: Tarantella di bravura». A molti esecutori verrebbero vertigini solo a menzionare un siffatto programma. A Maltempo invece tutto sembra venire con estrema facilità. Suona a memoria, con un virtuosismo “trascendentale” che non trascura neppure una singola nota. Scava con puntiglio la densità torrenziale della scrittura lisztiana, arrivando ad una chiarezza che ne spolpa gli eccessi. Brillante, nitido, scrupoloso nella pedalizzazione, rimane consapevole in ogni dettaglio anche laddove il barocchismo romantico di Liszt si fa più nervoso e magmatico. Un prodigio da tener presente.