Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Giorgino, esproprio inaccettabile»

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2011

Emanuele Sanna in una lettera chiede l'intervento del governatore Ugo Cappellacci 

Il presidente del Cacip attacca: «Quello non è demanio»
 «Una delimitazione che si configura come un inaccettabile esproprio, fagocitando nel demanio tutte le aree private che non sono mai state storicamente sotto la giurisdizione marittima». Emanuele Sanna, presidente del Cacip, riassume così la vicenda dei terreni contesi a due passi dal Porto industriale di Macchiareddu. E per mettere fine «all'aspra e dannosa controversia» Sanna chiede, in una lettera, l'intervento del presidente della Giunta regionale, Ugo Cappellacci: «Prima che si scatenino gli uffici legali sarebbe utile una sua decisa iniziativa politica che possa condurre questa delicata vicenda a una positiva soluzione».
LA VICENDA Il presidente del Consorzio industriale provinciale di Cagliari ricorda cosa sta accadendo sui terreni tra Villaggio Pescatori e Porto industriale: «Due istituzioni si contendono la proprietà. Si tratta del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che agisce nel territorio attraverso la Capitaneria di Porto, e il Cacip, costituito dalla Provincia, dal Comune di Cagliari e da altre sei amministrazioni comunali». Aree contese ma che, secondo Sanna, hanno una storia chiara: «Nel 1995 sono state oggetto di un Accordo di programma tra ministero dei Trasporti, Regione, Casic, Autorità portuale e Ferrovie dello Stato perché si creasse porto, interporto e aree industriali, commerciali e produttive. Nel 1999 è arrivata un'Intesa Stato-Regione per la realizzazione della Zona franca doganale. Il soggetto istituzionale e operativo per realizzare gli interventi è sempre stato il Consorzio industriale». Una volta completato il Porto Canale le aree demaniali sono ritornate allo Stato. Le altre zone sono state definite da quattro procedure di delimitazione, «accertando così la natura non demaniale delle aree private di proprietà del Consorzio e destinate a servizi e attività industriale». Questi confini, con proprietà demaniali e consortili, sono stati ribaditi più volte «anche nell'individuare i 560 ettari destinati alla Free Zone».
L'IMPREVISTO Ora tutto rischia di saltare in aria. «Inaspettatamente e senza alcuna interlocuzione», scrive Sanna, «lo Stato, attraverso la Capitaneria, ha attivato una nuova procedura delimitativa che rischia di compromettere il fruttuoso lavoro realizzato negli ultimi quindici anni nelle aree adiacenti il grande porto industriale». Una questione molto politica: «Il problema», chiede il presidente del Cacip a Cappellacci, «è capire se le aree debbano restare nel patrimonio del nostro ordinamento autonomistico o se debbano essere consegnate allo Stato, in contrasto con gli indirizzi del federalismo demaniali attualmente in corso». Problema da risolvere rapidamente e, come chiede Sanna, «su intervento del presidente della Giunta, aprendo un tavolo di chiarimento e concertazione istituzionale».
MATTEO VERCELLI