Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Baretti, adesso arrivano le ruspe

Fonte: La Nuova Sardegna
9 marzo 2011



Tra un mese e mezzo via i chioschi: dovranno essere demoliti e poi ricostruiti




ANTONELLO DEIDDA

CAGLIARI. Si salvi chi può, i baretti del Poetto devono essere abbattuti e poi ricostruiti. Lo ha stabilito la conferenza dei servizi, che ha concluso i lavori e tra un mese e mezzo emetterà il provvedimento operativo finale: a fine aprile in spiaggia arriveranno le ruspe. Con il rischio che la stagione dei bagni al mare si trasformi in un cantiere a cielo aperto.
Ponteggi e cemento tra gli ombrelloni dunque. Ma attenzione: non cambia la scadenza delle concessioni e a fine anno gli attuali gestori rischiano di ritrovarsi con il classico pugno di mosche in mano.
Il Poetto si avvia dunque alla terza rivoluzione epocale: dopo l’abbattimento dei casotti e l’infausto ripascimento, adesso tocca ai baretti. Con il caos (o quasi) dietro l’angolo perchè di qui all’estate resta poco tempo per realizzare il sogno di chioschi rinnovati e tutti uguali, mettendo fine all’anarchia con la quale si è andati avanti negli ultimi tempi. Tutto nasce dall’ultima conferenza dei servizi: l’abbattimento e la successiva ricostruzione dei baretti è nei fatti, non ci saranno proroghe o rinvii. E anche il termine di 45 giorni è perentorio: per quella data 17 chioschi sui venti complessivi attualmente presenti sulla spiaggia dei centomila devono essere tirati giù. Praticamente, a oggi. Se ne salveranno tre: Emerson, Iguana e Oasi. Ma per la fine di aprile il Poetto diventerà un cantiere a cielo aperto, con le ruspe che faranno avanti e indietro e con i gestori impegnati nella ricerca del materiale più adatto per la successiva ricostruzione. Mettiamo una ventina di giorni per la prima fase, un’altra ventina di giorni per la seconda, calcoliamo un paio di ritardi sempre possibili e si arriva tranquillamente a giugno inoltrato: un periodo chiave per la città del mare, con la stagione estiva che sta per entrare nel vivo, con i primi tutto esaurito nei weekend e i primi possibili guadagni per i gestori. Per i prossimi tre mesi, in ogni caso, la spiaggia rischia di rimanere senza servizi con tanti saluti anche alla città turistica che a parole tutti vagheggiano.
Ma qualcuno potrebbe persino non aprire. Perchè c’è un aspetto squisitamente commerciale. Il costo dell’operazione è tra 120 e 150 mila euro come minimo. E qui arrivano i problemi. Come si sa Cagliari è (insieme a Villasimius) uno dei due comuni costieri isolani che non ha prorogato le concessioni al 2015. Dunque gli attuali gestori (gli stessi che a dicembre si sono visti rinnovare la concessione soltanto sino alla fine del 2011) sarebbero costretti ad ammortizzare i costi della demolizione-ricostruzione appena in una stagione. Se non è un avviso di fallimento, poco ci manca perchè a detta degli esperti del settore i 120-150 mila euro messi in preventivo per l’operazione potrebbe essere ammortizzata soltanto nell’arco di tre-quattro anni.
C’è disorientamento e preoccupazione tra i gestori che, non appena hanno avuto la notizia della decisione della conferenza di servizi, hanno avuto i brividi freddi: «Speravamo in un ulteriore rinvio dopo quello di fine anno e adesso siamo spiazzati». In molti confidavano che tutto fosse subordinato al Pul, il piano di utilizzo del litorale che il comune di Cagliari finora si è ben guardato dal discutere. Poi anche questa ulteriore speranza è venuta meno. Le dichiarazioni provenienti dall’assessorato all’Urbanistica non lasciano spazio a delle rivendicazioni: «Nella situazione attuale il Pul non avrebbe valore». Al momento non esistono neppure concessioni da assegnare. Ma c’è chi guarda al sindaco. Lo fa chiaramente capire Alberto Bertolotti, presidente del Sib, il sindacato balneare italiano: «Floris potrebbe prendere in mano la situazione e impugnare la proroga delle concessioni al 2011, prorogandole al 2015. Non correrebbe alcun rischio, perchè entro fine aprile sarà adottato il provvedimento salva proroga al 2015 e un mese più tardi sarà applicato nella legge comunitaria». Esiste la speranza del classico «regalo di fine legislatura» ma non ci crede più nessuno. Più probabile che la patata bollente passi nelle mani della prossima amministrazione. Oggi un intervento del sindaco non bloccherebbe comunque la procedura di abbattimento-ricostruzione dei baretti ma almeno i gestori avrebbero qualche certezza in più. E magari ci sarebbe un’ancora di salvataggio per circa 150 posti di lavoro. Aspettando la metà di aprile e le ruspe, il dibattito è aperto.

 

25 ANNI FA

L’abbattimento dei casotti


 


CAGLIARI. Il primo colpo di ruspa arrivò alle 14. Quasi un’immagine al rallenty: il braccio meccanico che si solleva e poi giù, sul legno del casotto. E lo scricchiolio roboante che ti entra nell’anima. Crollò un mito. Molti se l’aspettavano, ma pochi credevano realmente che la Capitaneria di porto e il Comune facessero sul serio. Nel giro di una serata diverse centinaia di casotti persero defintivamente la loro caratteristica di «Città estiva» (come venivano definite negli anni Venti del Novecento le prime iniziative balneari del Poetto) per diventare macerie di colore spruzzate qua e là su vecchi assi di legno. Era il pomeriggio del 6 marzo di 25 anni fa. E dopo i primi colpi di ruspa iniziò a piovere. «Sembra proprio che anche il tempo ce l’abbia con noi - affermò con aria di disarmante incredulità Maria Caredda, titolare di un casotto, mentre li vedeva crollare - vorrà dire che in futuro li ricorderò nei libri. In questo modo è una fetta della storia della città che se ne va». E così è stato perchè quel giorno segnò la fine di un’epoca con una storia di circa sessant’anni alle spalle. (r.p.)

 

La storia dei primi bagni e della nascita del lungomare come centro ludico e ricreativo per i cagliaritani

La «Città estiva» e la «Spiaggia dei centomila»




CAGLIARI. «Caratteristica dei nostri giochi d’infanzia erano la violenza fisica e la capacità organizzativa. Violenti erano soprattutto i nostri giochi d’estate che si esaurivano in terribili corse pomeridiane lungo le spiagge quasi africane e ci portavno continuamente dentro e fuori dell’acqua come animali rivieraschi», così ricorda il Poetto lo scrittore cagliaritano Giaime Pintor morto nel 1943. L’adolescenza e l’infanzia di centinaia di migliaia di persone rimanda alla «spiaggia dei centomila». Ferire e non porre la dovuta attenzione a questo lungomare è come un oltraggio ai ricordi. Il Poetto rappresenta l’aspetto più ludico, oltre che la grande piazza, delle città che lo contengono e di Cagliari in particolare. La storia della spiaggia è legata ai primi bagni. Ma forse sarebbe più corretto dire ai secondi, visto che inizialmente fu La Plaia e Giorgino che videro i primi costumi balneari: nel 1962 i bagni di Sant’Agostino (dove c’è oggi via Riva di Ponente). Solo più tardi, nel 1913 sorse il primo stabilimento al Poetto, quello dei fratelli Carboni (che poi divenne il D’Aquila). In parallelo iniziò anche la linea tranviaria. Un anno dopo venne parzialmente sistemata la strada e nel luglio di quello stesso anno fu inaugurato il Lido. E la guerra mondiale non bloccò mai del tutto i bagni al Poetto. Sinchè nel 1925 iniziò l’era dei casotti, a cui si legarono poi anche i baretti, vittime oggi della disorganizzazione comunale. (r.p.)