Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Una vita da cani abbandonati

Fonte: La Nuova Sardegna
7 marzo 2011



Aumenta il randagismo e diminuiscono le adozioni al canile municipale




PIERLUIGI CARTA

CAGLIARI. I randagi, per alcuni, sono cani da amare e curare, per altri un problema da risolvere, più o meno in fretta. C’è chi crede che il problema possa essere risolto incenerendo i malcapitati, come dichiarò il consigliere regionale Pdl Gianfranco Bardanzellu; oppure c’è chi si fa commuovere da episodi come quello in cui fu coinvolto “Carrettone”.
Il beagle Carrettone, il mese scorso salvò la compagna da una trappola dei bracconieri.
Ora, è diventato una superstar e non dovrà più guaire per un pasto al giorno, ma anche altri suoi colleghi più anonimi godono di ottime cure tra le famiglie della città. Pare infatti che la crisi, in linea di massima, non sia riuscita ad intaccare il budget per il nutrimento ed il comfort degli animali da compagnia, almeno per quelli ospitati in famiglia.
Non sono però tutti così fortunati, l’essere abbandonato, per un cane, resta tutt’oggi una possibilità nient’affatto remota, anzi una cattiva consuetudine per nulla frenata dalla severità delle sanzioni in cui incorre chi lascia un animale al suo destino.
Se dalle strade del centro i randagi son diventati una rarità, tra Sant’Elia, Santa Gilla e il porto canale, trovano il loro habitat colonie di cani randagi. Nonostante l’azione a tappeto della Asl sul territorio, la lotta al randagismo continua.
Carla Cortis del servizio Asl, Igiene degli allevamenti, afferma che dal 2000, anno in cui si è iniziato ad anagrafare, si sono censiti 75.700 cani. Con la legge regionale 21/1994 è stata introdotto l’obbligo di “microchippare” i cani di proprietà, pena una sanzione di 150 euro, comminata dalla polizia municipale.
L’operazione viene effettuata appunto presso la Asl ed è gratuita.
«L’azione congiunta dell’azienda sanitaria con i vigili del fuoco ed il corpo forestale sta portando ad ottimi risultati - afferma Claudia Madeddu, dirigente del servizio zooiatrico presso il canile comunale di via Po - nella struttura vengono rispettate le regole sanitarie di base, ma il problema del sovraffollamento persiste e il Comune si è dovuto affidare a canili privati associati, affinché sostengano almeno una parte del servizio».
La struttura di via Po è provvista di circa 200 gabbie, in questi giorni la situazione è normalizzata, ma la dirigente insiste sul fatto che il Comune ha fatto poco per la sensibilizzazione.
Quest’anno il canile comunale ha effettuato altri 91 ricoveri, 46 sterilizzazioni, ha censito 100 gatti, effettuato 1.182 trattamenti e dato 157 cani in adozione.
«Le statistiche son più basse rispetto agli altri anni, soprattutto per quanto riguarda le adozioni» assicura Massimo Abis, l’operatore comunale.
Il razzismo è anche una piaga canina, e i visitatori hanno la tendenza a passar dritti tra le gabbie per fermarsi davanti agli sporadici cani di razza pura.
La maggior parte degli ospiti sono infatti meticci, ogni tanto si può incontrare qualche Husky, un Dogo argentino, un Pit Bull a fine carriera o qualche Dalmata troppo esuberante. I cani più in voga sono anche quelli più rappresentati all’interno della struttura, come gli Yorkshire e i Chihuahua che i padroni ritengono siano diventati troppo vecchi e ormai inadatti al loro ruolo di ornamento.