Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Piazza D’Armi, non c’è la messa in sicurezza

Fonte: La Nuova Sardegna
25 febbraio 2011

La protesta del comitato degli abitanti: dopo gli smottamenti per le cavità sotterranee attendiamo ancora gli interventi risolutivi



Secondo i tecnici, riuniti in convegno, per dare stabilità all’area bastano 60 euro al metro quadro




PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI.Loro, i cittadini dell’area di piazza D’Armi, lamentano che la zona non è stata ancora messa in sicurezza. Che il sottosuolo tra Piazza d’Armi e via Goito fosse disseminato di cavità è noto, ciò che non tutti sanno è che basterebbero 60 euro di spesa al metro quadro per consolidare le cavità. E questo è stato ribadito nella giornata di studi sul dissesto idrogeologico della città.
I cittadini pretendono garanzie già dal 14 agosto 2008, data dell’esposto alla Procura, seguita agli smottamenti del terreno dopo una giornata di forti piogge. Un’analisi delle condizioni geologiche è già stata portata a termine, e una seconda più accurata, sta per dare i suoi risultati (entro un mese), ma dei lavori di messa in sicurezza, ancora nessuna traccia.
La «Giornata di Studi sul dissesto idrogeologico nel quartiere di piazza d’Armi a Cagliari», svoltasi ieri nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria, è stata promossa dal comitato di quartiere piazza d’Armi e vie limitrofe, con l’intento di stimolare il governo locale a collaborare con le istituzioni scientifiche, per il conseguimento di un obiettivo comune: il recupero e la rivitalizzazione della zona, fino ad oggi, abbandonata al degrado.
Secondo Patrizia Tramaloni, portavoce del Comitato di quartiere, «la comunità da quasi tre anni è in uno stato di continua preoccupazione per le condizioni abitative e il Comune, che dovrebbe essere il soggetto attuativo, non si è ancora mosso per appianare il problema». Dall’agosto del 2008 i cittadini delle zone limitrofe a piazza d’Armi, non dormono sonni tranquilli; la voragine che si era formata davanti alla palazzina al civico 11 di via Peschiera, ha lasciato un brutto ricordo e anche le spaccature all’interno delle abitazioni sono un ottimo promemoria. Tre linee di autobus hanno cambiato percorso, con ulteriori disagi alla circolazione. Gli abitanti delle zone a rischio non possono effettuare lavori di ristrutturazione, mentre le case subiscono danni con i frequenti assestamenti del suolo. L’attività estrattiva in loco, dall’epoca fenicio-punica all’intervento della Italcementi, ha lasciato tracce indelebili. Il canyon di Tuvixeddu è una di queste e le mine che esplodevano nel sito, provocarono il crollo di diversi edifici.
La portavoce del Comitato di quartiere afferma che «l’emergenza attuale richiede al più presto un intervento di prevenzione e di messa in sicurezza. Grazie all’accordo di programmazione tra la Regione e il ministero dell’Ambiente sono già stati preventivati 2 milioni, ma mai utilizzati. Ora spetta all’amministrazione comunale avviare i lavori di consolidamento». La portavoce si dice sfiduciata riguardo ad un intervento tempestivo del Comune a fine legislatura, pare infatti che tale area urbana non susciti un grande interesse politico per l’attuale amministrazione.