DOMENICA, 10 AGOSTO 2008
Pagina 1 - Cagliari
L’OPINIONE
GIORGIO TODDE
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L’impresario cagliaritano, padre del progetto di 270.000 metri cubi a Tuvumannu e a riddosso della necropoli di Tuvixeddu, ha affermato, a questo proposito, di aver subìto, oltre che numerosi torti, anche un danno di immagine. Questa faccenda dell’immagine è una diavoleria moderna e corrisponde, più o meno, alla vecchia e superata reputazione. Prima e dopo la lettura di queste dichiarazioni ci è apparso chiaro di averlo patito noi il danno di immagine. Noi e tutti gli abitanti dell’Isola che si è dimostrata un luogo dove si divora quello che da altre parti sarebbe sacro. Il mondo è proprio a testa in giù. Noi, proprio noi, dovremmo richiederli i danni per la reputazione guastata, chiederli a chi ha fatto conoscere la nostra città al mondo - perfino il Times ne ha parlato - per il cemento intorno alla necropoli e per una strada di scorrimento in un bellissimo canyon, accanto ai sepolcri. Siamo rinomati per le 431 sepolture scomparse sotto il cemento di un garage.
I templi di Agrigento circondati da metri cubi volgari, il Parco dell’Appia antica zeppo di abusi, Pompei a rischio, ascensori alle Cinque Terre. Cagliari è colpita allo stesso modo. Un elenco interminabile di danni all’immagine e al patrimonio di chi abita i luoghi e li vede violentati. Il danno di immagine è dell’intero Paese che si sbrana da sé. Il lamento del costruttore ricorda “s’attitidu” della nostra tradizione, il pianto funebre, ed è in tono con la necropoli, ma distorce le parti sino a stravolgerle perché il “morto” non è il progetto di Coimpresa. Il “morto”, se si può dire, è la necropoli. Forse, mutati i tempi, qualche giure astuto otterrà un risarcimento dalle imprese che rendono ogni giorno più insopportabile la città sopprimendone la bellezza. Ma sarà una giustizia postuma.