LUNEDÌ, 11 AGOSTO 2008
Pagina 19 - Cronaca
L’odissea dello stagno e la difficile battaglia per la ripresa della produzione del sale
Mercoledì la giunta regionale ha stanziato un milione per gli interventi più urgenti
«Senza la riattivazione delle saline non sarà possibile recuperare tutti i valori ambientali della zona umida»
ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. Il parco di Molentargius ha superato il primo ostacolo si sopravvivenza: è arrivato un altro milione di euro. Nell’ultima riunione, prima delle ferie estive, la giunta regionale ha deliberato lo stanziamento per il funzionamento del sistema e la manutenzione delle opere sino ad ora realizzate. Il grido d’allarme era stato lanciato, anche di recente dal Consorzio di gestione del parco che aveva fatto presente come, senza ulteriori finanziamenti, l’autonomia sarebbe stata solo sino a fine agosto.
La carenza di fondi derivava dal fatto che durante la votazione della Finanziaria regionale c’era stato «un incidente di percorso» che aveva fatto saltare il capitolo di bilancio legato al milione e quattrocentomila euro, lo stanziamento annuale «indispensabile per la vita del parco», come sottolineato dal Consorzio di gestione. Poi si è rimediato coi primi 500mila euro. E mercoledì scorso con un altro milione. Un «incidente» legato a sgarbi trasversali, certamente, ma significativo della poca sensibilità per un bene ambientale.
Oggi lavorano nel parco dodici persone, più altri dieci operai saltuari. E in seguito potranno esservene molti di più. Ma tutto è legato al futuro delle saline. La ripresa della produzione del sale, hanno ribadito più volte Gianni Ruggeri (presidente del Consorzio di gestione del parco) e Mariano Mariani (direttore generale dello stesso), non è un qualcosa di estraneo al complesso: lo stagno non esisterebbe senza le saline. Si tratta di un sistema umido nato (soprattutto nella fisionomia che ha oggi) in seguito all’antropizzazione prodotta dalle cittadine che insistono su Molentargius (il Bellarosa Minore, ad esempio, prima non esisteva). Non solo: sin dall’inizio dell’Ottocento, quando sorse la prima industria del sale organizzata, si pose il problema di far affluire l’acqua del mare nello stagno. E così, col tempo, lo stagno originario è diventato il Bellarosa Maggiore, l’attuale vasca presalante da cui, tramite un sistema di canali, l’acqua viene immessa nelle vasche salanti propriamente dette, gli specchi delle saline. Ma oggi ci sono problemi di manutenzione («anche straordinaria») legati alle saline che non sono eseguiti da almeno quindici anni. E questo ha prodotto una situazione di degrado. Per intervenire e ripristinare il bene saline-stagno (argini, canali ecc.) occorrono, è stato prcisato dal Consorzio, circa cinque milioni di euro. L’intervento permetterebbe: sia il riavvio della produzione del sale e sia (come conseguenza) di recuperare completamente il «valore ambientale» del luogo per l’avifauna pregiata.
La Regione, però, pur favorevole alla riattivazione delle saline, ha espresso perplessità sul fatto che questa attività venga svolta dal Consorzio. «Ma noi - hanno sempre precisato sia Ruggeri che Mariani - non vogliamo assolutamente diventare i gestori di questa attività. Intendiamo solo avviare il processo in quanto legato alla salute del parco. Poi, una volta cominciato (per una produzione iniziale di quarantamila tonnellate annue), la gestione verrebbe affidata a un terzo nelle modalità che deciderà la Regione».
Intanto, però, ed è elemento di ulteriore difficoltà, le competenze regionali sull’area sono differenziate e vanno dall’assessorato alla Programmazione (per i finanziamenti) a quello dell’Ambiente (per i contenuti), da quello agli Enti locali (per la proprietà) all’Industria (in quanto estrarre il sale è un’attività mineraria).
Per il sale, infine, una volta riavviata la produzione, si dovrà pensare a una strategia ma si ipotizza una produzione «di nicchia»: prodotti di qualità e usi terapeutici.
Intanto nel sistema umido, col contributo della Provincia e anche del Comune di Cagliari, sono stati attivati percorsi naturalisti e culturali. Ed è iniziata un’attività di sensibilizzazione verso il parco, tra cui un corso di educazione ambientale anche alle persone che vivono nella fascia di terra di Molentargius.
Inoltre è recentemetne entrato in funzione nell’area di Molentargius un sistema di telerilevamento a infrarossi degli incendi, che permette di individuarli in tempo reale. Il metodo è stato donato gratuitamente al parco dalla Teletron Euroricerche, società fondata da Giorgio Pelosio che ha messo a disposizione gli impianti, finanziati a suo tempo dalla Regione (tramite fondi europei). Il sistema permette un presidio del territorio in un raggio di 20 chilometri dalla telecamera e di «vedere» anche quei fenomeni non individuabili alla luce visibile, tramite la rilevazione dell’infrarosso.