Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«La Fiera? Una vetrina del Maghreb»

Fonte: L'Unione Sarda
10 febbraio 2011

Secondo mandato per il ristoratore, che parla del futuro dell'ippodromo, dell'aeroporto di Elmas e del Poetto
Deidda rieletto alla guida della Camera di commercio
«La Fiera di Cagliari deve diventare la Fiera del Maghreb, già dalla prossima edizione». Giancarlo Deidda punta ai mercati del nord Africa per dare respiro all'economia cagliaritana.
Ventotto voti su trenta. E avrebbe potuto fare di meglio se avessero partecipato alle elezioni altri due consiglieri che «non sono potuti venire per motivi personali», racconta Giancarlo Deidda in una sala riservata della Camera di commercio, dove alle pareti sono appesi i ritratti a tempera dei suoi predecessori, da Sandro Usai - presidente per un ventennio - a Romano Mambrini. Ristoratore, nato a Guspini sessantatré anni fa, incontrastato numero uno della Confcommercio, guiderà l'ente che rappresenta le imprese della provincia fino al 2016. Un secondo mandato che l'associazione degli industriali non è riuscita a impedirgli, nonostante i tentativi di accordo attorno al nome di Alberto Scanu. Le elezioni di ieri sono state quasi una formalità. «Evidentemente si è voluto dare continuità alle cose fatte e a quelle messe in cantiere. Che non son poche».
Cosa cambierà nel prossimo quinquennio?
«Cagliari è diventata, come si dice?, un'antenna, un punto di riferimento di Ascame, l'associazione delle Camere di commercio del Mediterraneo. In futuro dobbiamo guardare soprattutto al nord Africa. La libertà e la democrazia che i Paesi rivieraschi hanno conquistato deve trasformarsi assolutamente in redditività, cioè fare impresa. E noi li aiuteremo in questa fase di sviluppo».
Ha un'idea concreta?
«Guardate cosa ha fatto Bari con la Fiera del Levante, che è diventato uno strumento propulsivo per i Balcani. La Fiera di Cagliari deve diventare, già dalla prossima edizione, la fiera del Maghreb. È un mondo che si affaccia davanti a noi. Non dobbiamo pensare che i loro prodotti aggrediranno il nostro mercato: semmai si deve capire che potranno entrare nel nostro mondo grazie alle nostre competenze. Anche la Zona Franca deve far parte di questo nuovo modo di concepire i rapporti internazionali. Dobbiamo entrare nell'ottica della collaborazione: dall'olio al vino. Passando per il turismo».
La Fiera, intesa come edifici, si espanderà?
«Ragioneremo insieme all'Autorità portuale, perché le aree contigue sono indispensabili».
Le imprese cagliaritane annaspano: il loro debito con Equitalia sfiora i due milioni di euro. Cosa farete per loro?
«La forza del sistema camerale è di essere una rete. Abbiamo in programma una discussione con le banche e con i consorzi fidi per dare garanzie, con risorse camerali, alle aziende. Serve un sostegno alle società che hanno difficoltà di cassa: troveremo le risorse finalizzate a risolvere tutti i problemi con Equitalia».
Quale altro aiuto può essere dato agli imprenditori?
«Bisogna far pressione per ottenere un cambiamento del sistema dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle aziende. I tempi si devono ridurre. Ora servono 150 giorni. E secondo noi si devono avvicinare ai 30. La Camera di commercio, ad esempio, paga entro due settimane. E dobbiamo dare anche un sostegno operativo: abbiamo già avviato una collaborazione con l'Università di Cagliari in questo senso».
La Camera controlla anche la Sogaer. Che succederà in aeroporto?
«La procedura di cessione del 40 per cento delle quote è già iniziata. Entro giugno avremo un'offerta concreta. Deve essere chiaro che vogliamo un socio che sia interessato non solo ad acquistare le azioni ma anche a sviluppare il territorio. Non solo un socio investitore, insomma. Chi entrerà dovrà creare progetti di partnership con il settore turistico, che sviluppino nuove occasioni di viaggio».
Lo scalo di Elmas si allargherà? Si parla con insistenza di un albergo e di un centro commerciale nelle aree della società di gestione.
«Dico solo che la Sogaer è una “partecipata” che svolge le sue politiche in autonomia. E finora si è fatto bene, se nella crisi generale abbiamo tenuto».
Su cosa punta la Camera nel prossimo quinquennio?
«Sul marchio di qualità. Faccio un esempio. La classificazione degli alberghi è datata: un quattro stelle di Cagliari è diverso da un quattro stelle di Arbus, tanto per dire una località, o dal resto d'Italia. L'adozione del marchio di qualità invece garantisce più uniformità».
A maggio sarà obbligatorio il tentativo di conciliazione camerale per alcuni tipi di controversie.
«Siamo pronti, e siamo una delle prime Camere a esserlo. Credo che entro la fine dell'anno avremo un numero importante di conciliatori: li stiamo formando per ogni settore. Medici, ingegneri, artigiani».
Al Poetto, senza un piano di utilizzo del litorale e con la spada di Damocle delle demolizioni, regna l'incertezza.
«Cagliari è città turistica e non può prescindere dal Poetto. Non solo d'estate. In tutte le città si sta programmando un'area del divertimento e la spiaggia può essere la nostra scelta. Le associazioni di categoria ci hanno già proposto questo ruolo: quella deve diventare la zona dello svago, corretto e all'interno delle norme. Le esigenze degli abitanti devono essere considerate, ma non possiamo mettere limiti al nostro sviluppo».
Il Pul si è arenato anche sul nodo della ristorazione: è giusto che i baretti si evolvano?
«Dipende dalle dimensioni. Se i chioschi hanno la possibilità di avere una cucina, oppure se non ce l'hanno. Si possono fare mille cose: si può cucinare, si può riscaldare un cibo precotto o semplicemente vendere un prodotto preconfezionato. Se le misure sono adeguate non c'è problema: la ristorazione è possibile. È il singolo operatore che deve scegliere: ci deve essere una specializzazione. Chi vuole fare intrattenimento fa intrattenimento, chi vuole dare servizi alla spiaggia li dà, chi vuole cucinare, farà ristorazione».
Ippodromo: la Camera ha il 16 per cento della società ippica.
«Siamo tra i soci fondatori. Mi chiedo: perché non utilizzarlo diversamente? È uno sbocco naturale al distretto della spiaggia, che deve puntare sul divertimento. Penso a tante attività legate al mondo serale. Quanti eventi sono stati organizzati sull'arenile e potevano essere ospitati dall'ippodromo? Abbiamo già incaricato due tecnici, che stanno lavorando su un progetto di valorizzazione della struttura. Non credo che questo confligga con il mondo dei cavalli. Indirizzeremo lì le nostre imprese che vogliono organizzare questo tipo di eventi».
MICHELE RUFFI

10/02/2011