Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fotocineclub 2001, la denuncia degli “Scorci urbani”

Fonte: L'Unione Sarda
7 febbraio 2011

La rassegna Settimana della Fotografia
Chissà se è casuale, o risponde invece ad una volontà di denuncia, la mostra che l'associazione fotografica Fotocineclub 2001 ha allestito, con pochi mezzi ma molta voglia di esistere, al terzo piano del Lazzaretto di Sant'Elia, per la seconda edizione della Settimana della Fotografia. Perché già il titolo "Scorci urbani" è così didascalico che viene il sospetto che sia ironico. Poi, invece, raggiunta la mostra (visibile ancora oggi), si capisce che il manipolo dei 17 soci fotografi, alcuni alle prime armi, altri più informati, ha davvero voluto confrontarsi con le città, e i paesi, che vogliono sempre più somigliare alle città, documentando così, seppure in maniera disomogenea per consapevolezza tecnica e formale, la ricaduta della bassa politica dei nostri amministratori riguardo la tutela del paesaggio e delle architetture del passato, oltre che la deriva delle trovate architettoniche declinate a un malinteso senso di modernità.
Non certo tutti animati da siffatta volontà, quelli che hanno cercato "l'urlo" interno all'immagine non devono avere avuto problemi nel trovare soggetti all'uopo. Dal finale accostamento delle fotografie esposte, viene fuori una storia nemmeno tanto lunga - una cinquantina d'anni - che ha modificato, anzi stravolto, il tessuto urbano, le facce delle case, la loro pelle e il loro scheletro. Proprio nell'ultima sala della mostra, alcune foto di Giuseppina Manca e Giorgio Manca, restituiscono la dignità estetica dei paesi sardi di appena mezzo secolo fa: le porte di legno con l'architrave di pietra, le finestre aragonesi, i mattoni di ladiri, l'intonaco di ossidi, i tetti di coppi. Solo a stare a questi soggetti, costitutivi la casa, quindi la cellula di ogni insediamento antropico, lo snaturamento ha raggiunto ormai vette oniriche: i due scorci di moderne palazzine di Raffaele Melis, attirato magari dal colore e dagli insoliti motivi formali, danno la dimensione, con altri scenari analoghi (di Franco Lecis, Ivan Ferrucci e sempre di Giorgio Manca), del grado zero di cultura architettonica che informa gli uffici tecnici dei comuni nostrani.
Si demoliscono case antiche di crudo per creare palazzine con l'intonaco spugnato e gli infissi anodizzati, si ricoprono acciottolati di paesi con l'asfalto, o si smantellano, per lasciar fare poi alla bizzarria di qualche tecnico costosissimi lastricati con improbabili motivi. Oppure si lascia che prenda il sopravvento l'incuria: la foto della pista da pattinaggio sopra all'Unione Sarda (di Ivan Ferrucci), luogo che poteva essere ritrovo per bambini e sportivi, è sordida e tutt'altro che invitante, un'unica distesa di graffiti e scritte. Meglio la porta di hotel, con stella cometa a pennello, che fotografa Sergio Deiana, o il salone per acconciature, sotto i palazzi di Sant'Elia, dichiarato da un murale arancione, un paio di forbici fra le chiome di un uomo e una donna. Scorci urbani di ordinaria bruttura, che una mostra in uno dei quartieri più socialmente sensibili della città porta ancora all'attenzione della coscienza civile. Alla fotografia, a portata di tutti nel tempo della sua proliferazione digitale, non resta che il compito - consapevole o meno - della denuncia.
RAFFAELLA VENTURI

06/02/2011