Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le famiglie diventano più povere

Fonte: L'Unione Sarda
3 febbraio 2011

I dati. L'Istat registra una flessione del 2,7%. È la prima dal '95. Penalizzato il Nord

Cala il reddito nel 2009, ma i nuclei sardi soffrono meno

L'impatto è stato più forte nel Settentrione e contenuto al Centro e al Sud. Ha pesato la marcata contrazione dei redditi da capitale.
DALLA REDAZIONE
ROMA Famiglie più povere. Complice la crisi, nel 2009 si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, rispetto al triennio precedente. È il rapporto dell'Istat sul «Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni 2006-2009» a registrare la prima flessione dal 1995. E se rispetto al 2008 si nota un calo medio nazionale di 3,4 punti percentuali, in Sardegna la riduzione si attesta al di sotto di un punto percentuale (0,9%).
SARDEGNA Ma che peso ha l'Isola sui dati nazionali? Secondo il Centro studi L'Unione Sarda, la percentuale di incidenza della Sardegna alla formazione del reddito nazionale primario delle famiglie consumatrici, passa dal 2,2% del 2008 al 2,3% del 2009. Ma il reddito a disposizione dei nuclei sardi è di 2.988 euro inferiore a quello medio nazionale. E la differenza diventa di 5.700 euro se il confronto si fa con le famiglie residenti in Lombardia e arriva a 6.474 se si considerano le famiglie emiliane.
ALTRE REGIONI I dati mostrano ancora una volta un Paese spaccato in due. Con un Nord in affanno a causa della crisi e dei redditi ad essa legati e un Sud storicamente svantaggiato ma che, dal punto di vista dei redditi dei nuclei familiari, risente meno della crisi. La riduzione del reddito disponibile delle famiglie italiane è stata del 4,1% nel Nord-Ovest, del 3,4% nel Nord-Est, dell'1,8% al Centro e dell'1,2% nel Mezzogiorno. La crisi ha quindi svuotato il portafogli di chi vive nelle regioni fortemente industrializzate, dove hanno pesato due elementi: la perdita dei posti di lavoro e la cassa integrazione, e la battuta d'arresto della distribuzione degli utili da parte delle imprese. Al contrario, il Sud e il Centro hanno tenuto meglio proprio perché buona parte dei redditi da lavoro fanno capo alla Pubblica amministrazione. E qui si inserisce anche la Sardegna.
LAVORO DIPENDENTE A fare la differenza, all'interno di questi dati, è appunto la natura dei redditi. Quelli da lavoro dipendente, rappresentano la componente più rilevante del reddito disponibile delle famiglie (61,9% in Italia e 60,1% in Sardegna). Ma mentre a livello nazionale il dato del 2009 rispetto a quello del 2008 è diminuito dello 0,7% (contro un tasso medio di crescita dei precedenti tre anni del +4,1%) in Sardegna è aumentato dello 0,8%.
REDDITI DA CAPITALE Forte contrazione per i redditi da capitale. Comprendono interessi, dividendi e altri utili distribuiti dalle società. Ci sono poi i fitti di terreni e i rendimenti imputati alle riserve gestite dalle imprese di assicurazione in favore e per conto degli assicurati. È questa la voce che più ha inciso sulla diminuzione del reddito disponibile delle famiglie. Quella, insomma, che maggiormente condiziona il dato generale sulle famiglie (soprattutto per quelle del Nord-ovest). A livello nazionale, nel 2009, il tasso di crescita di quei redditi ha raggiunto un valore molto negativo (-19,8%).
ALTRE VOCI C'è anche un altro dato da prendere in considerazione. Si tratta del risultato lordo di gestione. È costituito prevalentemente dai redditi netti derivanti dalla proprietà di abitazioni in cui risiedono le famiglie e di altre abitazioni a disposizione anche al di fuori della regione di residenza. Questo dato segna, nel 2009, una battuta d'arresto: il tasso medio di crescita nazionale passa dal +6,7 per cento del 2008 ad un valore pari a zero nel 2009. Tale fenomeno deriva in parte da un calo del valore degli affitti, ma soprattutto, del costo di intermediazione bancaria sui mutui per l'acquisto delle abitazioni.
E.Z.

03/02/2011