Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I fratelli invisibili e la casa-tugurio

Fonte: L'Unione Sarda
24 gennaio 2011


Pirri, un dramma della povertà dietro lo sgombero di giovedì

Un vicino: «Pensavo non esistessero. Se ne sentiva parlare, ma nessuno li aveva mai visti. Solo uno di loro usciva di casa».
«Pensavo non esistessero. Se ne sentiva parlare, ma nessuno li aveva mai visti». Quando giovedì sera poliziotti, vigili del fuoco e assistenti sociali hanno convinto i tre fratelli ad uscire dalla casa-tugurio al civico 52 di via Vittorio Amedeo II a Pirri, i vicini hanno visto per la prima volta i visi di due di loro. «Conoscevano solo Ignazio», spiega un pensionato che abita da queste parti. «Buongiorno e buonasera. Nient'altro. Si mormorava che avesse due fratelli. Ma per tutti erano dei fantasmi». Perché se qualcuno bussava alla vecchia porta verde della casa color rosa (per quel che rimane dell'intonaco) non riceveva risposta. Mai. «L'unico ad avere una vita», aggiunge un negoziante della strada, «era Ignazio. Usciva la mattina e tornava nel pomeriggio».
CASA VENDUTA ALL'ASTA La mattina dopo lo sfratto forzato dei tre fratelli (sessantotto il più giovane, 70 e 79 gli altri due), la porta dell'abitazione è aperta. Alcuni operai hanno già avviato i lavori per conto della nuova proprietaria che ha acquistato la casa all'asta. Fino a due giorni prima non poteva entrarci perché i tre fratelli non volevano lasciarla: non avrebbero saputo dove andare. Gli ultimi crolli hanno convinto vigili del fuoco e forze dell'ordine a intervenire. Ci è voluto un bel po' e anche grazie all'opera di convincimento dei servizi sociali del Comune, gli anziani sono usciti da quello che è un autentico tugurio pericolante. Insomma è un miracolo che non ci sia scappato il morto.
IL CROLLO Varcato l'ingresso, si entra in un piccolo cortile, coperto a metà da un tetto con crepe e parti di mattoni a vista. Subito a destra c'è quella che un tempo era una camera da letto. Ora è un cumulo di macerie. Il tetto è crollato. Restano solo le travi in legno. Un muro ha ceduto. Dentro, detriti, vasi e due porte verdi. Più avanti c'è l'unico ambiente apparentemente vivibile. Un'altra stanza con letto, armadio e comodino. L'aria è irrespirabile e la polvere è alta alcuni centimetri. Il resto dell'abitazione è fatiscente. Una camera-sgabuzzino è inutilizzabile. C'è poi il cucinotto, con pareti nere, pentole sporche e il lavello con acqua stagnante chissà da quanto tempo. La porta del bagno con vista sul cortiletto interno è soltanto appoggiata. L'umidità e le infiltrazioni la fanno da padroni. E le condizioni dei sanitari sono indescrivibili.
CINQUE ANNI COSÌ I tre fratelli hanno vissuto in queste condizioni per almeno cinque anni. «Sono arrivati con l'anziana madre più o meno nel 2005. Pochi mesi dopo la donna è morta». Il resto è storia di povertà (campavano con due pensioni, poco più di 700 euro complessivi per tutti e tre) e disagio sociale. «Ora sono in una nostra struttura d'accoglienza», spiega Ada Lai, dirigente dell'Area servizi al cittadino. «Stiamo cercando di metterci in contatto con qualche loro parente. Gli daremo un aiuto per trovare una sistemazione decente. Speriamo che la loro vita di solitudine e isolamento sia arrivata alla fine».
MATTEO VERCELLI

22/01/2011