Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un urlo contro tutte le guerre

Fonte: La Nuova Sardegna
5 agosto 2008

MARTEDÌ, 05 AGOSTO 2008

Pagina 49 - Inserto Estate



Un efficace allestimento del dramma di Euripide riletto da Sartre
Interpretazione potente di Ivana Monti nel ruolo di Ecuba, regina di Troia

WALTER PORCEDDA
CAGLIARI. «Tutto sparisce in vario modo: misera Troia, già piú non è: diverrà della patria il nome ignoto». Questi lapidari versi di Euripide recitati dal coro nel testo originale nelle ultime battute del grandioso dramma de «Le Troiane», fotografano il grumo dolente di una tragedia. Di tutte le tragedie che si porta con sè il vento gelido della guerra. Tutte le guerre. Non è un caso che nell’allestimento andato in scena sabato al Civico di Castello per «La notte dei Poeti» e domenica ai Colmi de La Maddalena - regia accurata e senza effetti speciali di Federico Magnano San Lio e una potente interpretazione di Ivana Monti nel ruolo di Ecuba nel testo adattato a suo tempo da Jean Paul Sartre - il momento “catartico” sia proprio l’invettiva contro i conflitti. «Imbecilli... perchè fate la guerra? Morirete tutti» è la voce fuori campo di quello che potrebbe essere il coro originale scomparso in questo allestimento di Indie Occidentali.
Atto politico che giunge al culmine di una dolorosa e tremenda via crucis. Protagoniste le donne di Troia che nel volgere di un giorno e una notte hanno vissuto la gioia e l’euforia per la fine dello scontro contro i Greci e poi l’onta della disfatta. Uccisi e dispersi i loro uomini, il dramma continua. È il momento del disonore, dei sentimenti più bassi, dell’istinto alla sopravvivenza come della maledizione.
Sul palcoscenico, due lunghe teorie di alte canne suggeriscono un luogo di reclusione dentro la città devastata. Ecuba, regina moglie di Priamo, madre di Ettore e destinata come preda a Ulisse, artefice geniale della sconfitta è al centro. Luna nera solitaria attorno alla quale compiono le ultime orbite satelliti impazziti, destinati a perdersi. Il primo è Cassandra (Emanuela Trovato) diventata concubina di Agamennone, che mostra l’ultima ma vana fierezza di donna troiana.
C’è Elena (Federica Di Martino) invece, casus belli di una guerra sciagurata che tenta di sedurre ancora con la sua bellezza il marito tradito Menelao (Francesco Biscione) dando le colpe agli dei per la sua fuga d’amore (ma viene smentita da Ecuba). E poi c’è Andromaca (una ispirata Cloris Brosca) alla quale i greci strapperanno il figlio di Ettore, Astianatte, per ucciderlo scaraventandolo dall’alto di una rocca. Possente e attualissimo il suo grido. «Voi europei disprezzate l’Africa e l’Asia, ci chiamate barbari, ma quando la cupidigia e la vanagloria vi portano qui, saccheggiate, torturate e massacrate. Chi sono allora i barbari? Greci siete così orgogliosi della vostra umanità: dove siete in questo momento?».
È proprio in questa drammatica passerella di figure con al centro una straordinaria figura di madre e donna, Ecuba, interpretata con forza calma ed eloquente da Ivana Monti che leggiamo anche la nostra contemporaneità. In Bosnia o in Kosovo, in Palestina o in Medio Oriente. Laddove altre Ecube e Andromache piangono mariti e figli perduti nel vortice assassino della guerra.