Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Al Lirico la protesta continua con l’incognita Pietrantonio

Fonte: La Nuova Sardegna
7 dicembre 2010


Il sovrintendente del teatro, abbandonato dai collaboratori, resta ancora al suo posto

Ogni rappresentazione si chiude con un funerale inscenato dai dipendenti

MAURO LISSIA

CAGLIARI. «Per il momento la mia posizione non cambia»: Maurizio Pietrantonio, sovrintendente del teatro lirico, ribatte con un’affermazione da interpretare alla ridda di voci che lo danno per dimissionario da qui alle prossime ore. Venerdì sera si è trovato in mano la lettera d’addio del collaboratore più fidato, il direttore amministrativo Vincenzo Caldo: ha lasciato Cagliari d’improvviso ed è tornato nella sua Napoli. Un mese fa se n’era andato Maurizio Biscardi, direttore artistico storico del lirico cagliaritano, un vuoto coperto temporaneamente con l’incarico al maestro Hubert Soudant. Non solo: malgrado i sei bilanci chiusi in pareggio e la pesante eredità finanziaria ricevuta dalla gestione precedente - un rosso di 24 milioni di euro - sono i sindacati a chiedere con insistenza la testa di Pietrantonio mentre il consiglio di amministrazione, dopo averlo confermato, ha commissariato di fatto la Fondazione affidando a un manager di lungo corso, Oscar Serci, il compito di spulciare atti, contratti, contabilità e bilanci per acquisire un quadro preciso dello stato finanziario e impostare un piano di rientro. Insomma: Pietrantonio si trova a un bivio della sua carriera di sovrintendente, mentre i 230 dipendenti del teatro vivono giorni d’ansia per una situazione economica che sembra precipitare. Lo stipendio di novembre è stato pagato con una settimana di ritardo ma solo grazie alle garanzie offerte dal presidente Emilio Floris al Banco di Sardegna: «Non c’è alcuna comunicazione sul saldo di dicembre e della tredicesima - protesta Peppino Corronca dello Snater - perchè le casse sono vuote. La situazione, ci hanno detto all’ultimo incontro con il consiglio di amministrazione, è di estrema difficoltà». E le colpe, a sentire i sindacati, vanno addebitate all’accoppiata Pietrantonio-Caldo: «Abbiamo consegnato agli amministratori un elenco di 25 punti - avverte Corronca - e sono solo alcune delle cose che non vanno bene, le storture amministrative di questa gestione. Siamo il solo teatro in Italia a non avere una programmazione per i prossimi sei mesi, è tutto fermo da settembre. Ecco perchè chiediamo l’azzeramento della dirigenza, qui serve un manager in grado di far marciare il teatro cui andrà affiancato un direttore artistico capace. Altrimenti si va a finire nel baratro».
Serci, che fa parte del consiglio di amministrazione come rappresentante del ministero dei Beni Culturali, è impegnato da ieri nella verifica interna. Dalla sua analisi uscirà una relazione. In base a quella si decideranno programmazione, profili finanziari e probabilmente anche le nomine, compresa la fiducia a Pietrantonio che nessuno, fra i sindacalisti, sembra volere.
Intanto non si ferma la protesta dei dipendenti, che hanno occupato a lungo i locali del teatro: ad ogni rappresentazione dello ‘Schiaccianoci’, abbassato il sipario, l’attenzione del pubblico viene attratta sulla scena di un funerale, con feretro e corteo, che simboleggia la situazione del teatro e della cultura italiana afflitta dai tagli ministeriali. Ora i sindacati sono in attesa di una nuova convocazione da parte dell’organo amministrativo, presieduto dal sindaco: sul tavolo la posizione di Pietrantonio e le prossime buste-paga.