Per i manifestanti «senza programmazione l'attività si ferma». Oggi la visita del sindaco
Teatro occupato, i lavoratori: vogliamo certezze sugli stipendi
Un gruppo di lavoratori ha occupato l'ultimo piano del teatro contro il manto pagamento degli stipendi.
Un grande letto gonfiabile sotto la vetrata che domina il Parco della musica, altri sotto gli spartiti e vicino ai costumi di scena. E negli angoli pandori, viveri di ogni genere e persino una piccola cuccia. È lo scenario che si presentava ieri mattina, dopo la prima notte di occupazione del Teatro Lirico fatta da una trentina di lavoratori, preoccupati dal mancato arrivo dei loro stipendi e soprattutto del futuro del teatro. «Non ce ne andremo senza risposte certe, senza garanzie», dicono. E intanto oggi aspettano di incontrare il sindaco Emilio Floris.
LA VICENDA A preoccupare i lavoratori è il blocco annunciato dal Banco di Sardegna che non concede i pagamenti senza l'approvazione della Finanziaria regionale, quella che dovrà stanziare 9 milioni di euro per il Teatro Lirico. Tutto è cominciato venerdì sera quando alcuni sindacalisti hanno provato a parlare della situazione con il sovrintendente Maurizio Pietrantonio. Non riuscendoci i rappresentanti di Cgil, Cisl, Snater e Css hanno deciso di occupare il quarto piano del teatro, dove si trovano la sala del coro, la sartoria e altri locali spesso usati per i cambi di scena. Una forma di protesta che ricorda le molte altre in atto in tutta Italia ma che ha un primato. «È la prima volta che in Italia viene occupato un teatro», ha sottolineato Annalisa Pittiu, della Cisl di Cagliari. «Non avevamo altra scelta, siamo molto preoccupati». «Noi dobbiamo pensare anche al lato pratico, abbiamo una famiglia a cui provvedere», ha aggiunto Giampaolo Ledda dello Snater. E ieri nella sala dell'ultimo piano del Lirico c'era anche qualche bambino che è andato a trovare il padre o la madre, e magari a portargli il dolce della domenica. E per sentirsi più a casa, o magari perché non si sapeva dove lasciarli, qualcuno ha portato con sé anche il proprio amico a quattro zampe.
ALLARME «Il problema va ben oltre il mancato pagamento degli stipendi», sottolinea Massimiliano Ceccalotti del coro. «È necessario che i vertici del Lirico vengano destituiti al più presto perché sono incapaci a gestire il teatro». I lavoratori chiedono che venga fatta la programmazione a lungo periodo, visto che al momento «è tutto fermo». «Servono persone capaci di creare un progetto», ha aggiunto, «altrimenti, se rimarremo ancora senza lavorare, il teatro si fermerà e si arriverà al punto di non ritorno». E la ripresa deve avvenire tramite le forze che ha già ci sono, ora inutilizzate. «Guardate in che condizioni ci ha portato questa gestione», è il grido d'allarme di Carlo Cauli, tenore del coro. «Protestiamo perché anche noi abbiamo diritto al riconoscimento di quello che è il nostro lavoro. Siamo pratici: io ho due figli da mantenere, altri hanno il mutuo o l'affitto. Io sono qui dal '94 e uno scandalo simile non l'avevo mai visto: anche in tempi di commissariamento c'era una programmazione».
PROPOSTE E le idee non mancano. «Si potrebbero usare i fondi europei per integrare i pochi soldi che lo Stato ci garantisce», è il suggerimento di Juliana Carone. «In più si potrebbe sfruttare il nuovo teatro del Parco della musica, ma anche in questo caso serve un progetto». Una soluzione potrebbe essere quella di differenziare il calendario «con le opere classiche, che assicurano gli abbonamenti, al Lirico e con la sperimentazione nel nuovo teatro». Un modo per dare lavoro anche all'indotto (ad esempio a sarti o falegnami). «Le idee sono tante ma non dovrebbero arrivare dai noi lavoratori», ha precisato Gianluca Locicero. «C'è gente strapagata per farlo».
SARTORIA Situazione emblematica quella della sartoria. «Oggi siamo fermi. Io sono l'unico superstite», ha detto Mino Fadda che da luglio è l'ultimo lavoratore rimasto nel settore. Gli altri collaboratori, arrivati anche 20 persone, ormai da tempo sono stati tagliati visto il poco lavoro da fare. «Non si fanno produzioni, non si fa niente. Ormai le compagnie portano i costumi pronti o il proprio personale. Ed è un peccato che vada perso tutto il lavoro creato in 30 anni e che si impara solo sul campo». Analoga la situazione del reparto tecnico. «Da cinque siamo rimasti in tre», ha aggiunto il responsabile, Andrea Pirarba. «Ora, se venisse messa in scena un'opera, non saremmo in grado di coprire i turni». A supporto, ma non in occupazione, anche il maestro del coro, Fulvio Fogliazza: «Spero che il nostro lavoro venga sfruttato, perché vedere il teatro vuoto, mentre noi abbiamo il repertorio pronto, è un colpo al cuore».
ASSICURAZIONI Intanto i lavoratori hanno trascorso un'altra notte nel teatro in attesa che il sindaco oggi porti buone notizie. E ai lavoratori del coro si è aggiunto anche qualche componente dell'orchestra. In mattinata, infatti, Emilio Floris incontrerà il direttore del Banco di Sardegna per trovare una soluzione e far tornare tutti i lavoratori nelle proprie case e con l'assicurazione dello stipendio.
ANNALISA BERNARDINI
29/11/2010