Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Riflettere sotto il segno del burqa

Fonte: La Nuova Sardegna
26 novembre 2010


La provocazione del Theandric Teatro Nonviolento nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne


BETTINA CAMEDDA
CAGLIARI. La moglie vittima di rapporti malati, picchiata, insultata o semplicemente la donna in carriera consapevole che malgrado l’impegno sarà rilegata ad un ruolo inferiore rispetto a quello di un uomo o di un’altra donna compiacente che per avere quel posto è scesa a compromessi. Una giornata solo per lei, per rimarcare la contrarietà alla mercificazione del corpo della donna e alla violenza di qualsiasi tipo, fisica, sessuale o psicologica. Perché gli insulti e la mancanza di rispetto rimangono addosso più dei lividi. Eppure è più del 90 per cento il numero delle donne che ancora oggi preferisce non denunciare. Per paura. Sono tante le iniziative che ieri si sono alternate in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Una data simbolica il 25 novembre, giorno cui nel 1960 tre sorelle, impegnate nel contrastare il regime in Repubblica Domenicana, vennero assassinate. In loro ricordo ieri pomeriggio il Theandric Teatro Nonviolento ha ospitato la manifestazione “Nonviolenza femminile plurale”: letture, performance e testimonianze di chi da anni lotta a fianco delle donne, offre loro sostegno, conforto e le aiuta a ritrovare quella forza e stima che credevano perdute. Questo è anche il lavoro delle psicologhe che lavorano presso il centro antiviolenza dell’Associazione onlus “Donne al traguardo” che ieri hanno partecipato all’iniziativa. «Nel nostro centro - spiega Francesca Seu - dal 2001 ad oggi ci siamo occupate di 150 donne, 26 vivono nella casa segreta insieme ai loro bambini. Non è semplice abbandonare tutto e iniziare una nuova vita in un’altra città ma queste donne ce l’hanno fatta, hanno avuto coraggio». Tra le iniziative inserite nel programma anche “Mi metto nei panni dell’altra”: percorso condotto da Nicoletta Rosas che ha invitato gli ospiti presenti ad indossare il burqa afgano e a trascrivere le sensazioni provate durante la prova. «La maggior parte degli uomini - spiega Nicoletta - ha dichiarato di sentirsi protetto da sguardi indiscreti, solo alcuni si sono sentiti violati e privati della loro libertà, unito ad un senso di soffocamento. Le donne invece hanno percepito subito la sensazione di isolamento». Lavora in aiuto delle donne l’associazione Amistantzia che ha contribuito all’approvazione in Consiglio della legge “Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza”.