Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Più soli e sempre più poveri

Fonte: La Nuova Sardegna
26 novembre 2010



Il Comune: «I privati devono agire». Sindacato: «Tanti soldi inutilizzati»



CAGLIARI. Gli ultimi dieci anni di vita di un anziano possono costare anche 3 mila 500 euro al mese. Una cifra fuori dalla portata di una famiglia media, impossibile per un pensionato che sia stato impiegato, insegnante, artigiano, insomma, la massa. Il Comune lavora sull’aspetto sociale, la Asl su quello sanitario e assistenziale, il sindacato aiuta coi conti e i diritti. Ma tutti arrancano: perché «non è la vita che si è allungata, ma il tempo della vecchiaia».
E’ una riflessione di Ada Lai, la dirigente delle Politiche sociali del Comune, che ammette: «Spendiamo 25 milioni di euro l’anno per gli anziani, ma non riusciamo a coprire l’intero arco della terza età delle persone. E’ necessario un cambiamento culturale perché l’ente pubblico non può far tutto: bisogna investire sulla propria vecchiaia, non solo in termini economici, ma anche coltivando interessi e relazioni».
La rete comunale. Ada Lai spiega. Gli anziani sono il 25 per cento della popolazione residente (160 mila abitanti). I ricoveri in Rsa (residenza sanitaria assistita) sono aumentati del 200 per cento e rappresentano un costo fortissimo. Per la socializzazione ci sono 40 strutture in tutta Cagliari. Ci sono l’elenco delle badanti, vari progetti per emergenze e quotidianità, contributi per integrare il reddito o l’affitto di casa. Ma va ripensato l’approccio: il pubblico può accompagnare il privato, ma il privato deve organizzarsi. I figli devono prepararsi a contribuire quando aumenteranno le esigenze dell’anziano e la sua pensione non basterà a coprire tutte le spese. Abbiamo bandito due appalti per l’assistenza domiciliare. Non essendoci tutti i soldi, abbiamo invitato gli operatori a farsi anche imprenditori: dove non serve l’operatore socio sanitario è inutile che l’assistenza domiciliare venga assicurata da questo, può senz’altro garantirla una badante, costa meno. In futuro: il pubblico pagherà le ore che il privato non può pagare, non un tot di ore fisso.
Previdenza. I sindacati ormai hanno sezioni dedicate ai pensionati, ma il servizio non tiene d’occhio solo i problemi strettamente previdenziali. Quando si tratta con gli anziani si incontra in tanti casi la solitudine, guai con la mobilità, assenza di spazi di vita e di incontro. Lo spiega Angelo Corrias responsabile della Cgil-pensionati: a Cagliari c’è un indice di vecchiaia elevato, ma è alto anche l’indice di povertà. Ci sono città europee con molti anziani e pochi anziani poveri. Qui sono troppi i pensionati che prendono 500 euro al mese. Per la nostra azione un limite è il numero: 20 mila iscritti nella provincia, a Cagliari e Quartu ne abbiamo pochi perché la città rende difficile e costoso il contatto umano personalizzato. Noi siamo ben in grado di dare risposte agli anziani sulle pensioni sociali, di invalidità, leggiamo la busta paga dei pensionati dove a volte riusciamo a scoprire possibilità di richiesta di assistenza all’Inps di cui l’assistito non ha assolutamente consapevolezza. I pensionati conoscono poco i loro diritti e non esiste un vademecum pensato per loro, con un indirizzario ragionato. Non è felice il dialogo con altre istituzioni: con la Asl 8 abbiamo cercato di interloquire per esempio sul tema delle liste d’attesa, col Comune potremmo farlo su temi quali il caro casa, sulla base del Plus (ambito unico sociosanitario) Cagliari avrebbe una capacità di spesa elevata, ma nel resto della provincia i Plus pur con minori mezzi hanno dato risultati, qui no, Cagliari fa da sé e chissà come. Buona collaborazione c’è invece con la Provincia. Dobbiamo fare un’inchiesta sulle condizioni di vita nelle rsa e nelle case di riposo: la Provincia ci fornirà personale specializzato.
Punto unico di accesso. Esiste da 4 anni e dà risposta a operatori ospedalieri o familiari che cercano sistemazione e progetti riabilitativi per anziani non autosufficienti. Pino Frau, il medico responsabile, spiega che la prima cosa valutata è la possibilità di attesa dell’intervento da parte dell’anziano: se non c’è, la risposta arriva in un paio d’ore. La presa in carico del caso è riservata all’autosufficienza. Ma il servizio garantisce l’orientamento: si ascolta il problema e si indica il percorso.