Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, no al risarcimento

Fonte: La Nuova Sardegna
25 novembre 2010

La Regione respinge davanti al collegio arbitrale la richiesta di danni per 72 milioni



Vincoli giustificati dai nuovi ritrovamenti, lo dice l’Avvocatura di Stato



A ritardare l’avvio dei cantieri edili sono state le iniziative di tutela del sito dei Beni culturali

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Con il blocco dei lavori di edificazione a Tuvixeddu la Regione non c’entra, a fermare le betoniere del gruppo Cualbu sono stati «fatti e circostanze del tutto estranei» agli impegni contenuti nell’accordo di programma del 2000.
A sostenerlo sono i legali della Regione - Roberto Murroni, Sandra Trincas, Mattia Pani e Giovanni Parisi - nella memoria di costituzione e risposta alle richieste di risarcimento avanzate dal gruppo Cualbu con un ricorso al collegio arbitrale presieduto dall’avvocato Giovanni Olla. Nuova Iniziative Coimpresa chiede complessivamente 72 milioni di euro per il danno e il mancato guadagno legato alla sospensione dei lavori sul colle punico, ma per gli avvocati della Regione «imputare all’amministrazione la responsabilità esclusiva di tutto l’invenduto costituisce ricostruzione del tutto artificiosa» perchè non risulta provato «il nesso di causalità tra il danno asseritamente subìto e la condotta della Regione». Se l’amministrazione Soru ha cercato di imporre sull’area di Tuvixeddu-Tuvumannu nuovi vincoli per notevole interesse pubblico, ancorati al Codice del paesaggio - entrato in vigore anni dopo la firma dell’accordo di programma - e i giudici amministrativi hanno bocciato l’iniziativa per l’irregolarità nella nomina della commissione, sul progetto di Coimpresa sono piovuti in sequenza altri atti delle sovrintendenze, ultimo il vincolo sul canyon fondato sull’esistenza di una passata attività di cava. Non solo: secondo i legali della Regione è stata l’inerzia di altri firmatari dell’accordo di programma, su tutti il Comune, a ritardare l’avvio di opere pubbliche e di altri adempimenti che nel loro complesso hanno rallentato l’apertura del cantiere privato.
Ma c’è dell’altro: secondo l’ufficio legale della Regione nel dare torto all’amministrazione Soru sulla necessità di ampliare i vincoli di tutela dell’area archeologica il Tar sarebbe stato indotto in errore dall’allora sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni, per il quale nulla di significativo sarebbe stato trovato a Tuvixeddu dal 2000 al 2006, quando il dirigente si oppose all’iniziativa della Regione. E’ la Procura della Repubblica - che ha chiesto il rinvio a giudizio di Santoni per tentato abuso d’ufficio e falso - a sostenere come quelle affermazioni fossero in contrasto con quanto la stessa sovrintendenza aveva accertato: 431 sepolture ritrovate al di fuori dall’area di tutela, un dato confermato anche davanti al Consiglio di stato dall’avvocato dello Stato Vincenzo Borgo. Davanti a indicazioni tecniche reali - sostengono i legali della Regione - forse i giudici amministrativi avrebbero deciso diversamente. Tant’è che il Consiglio di Stato, cui la Regione ha ricorso, ha chiesto nuova documentazione e nuove relazioni tecniche aggiornate sulla situazione di Tuvixeddu, riconoscendo implicitamente che qualche dubbio sulla situazione esiste davvero.