Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Note sul «Giornale di bordo»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 novembre 2010


Jazz Expò, Antonello Salis alla guida d’un quartetto stratosferico



Sul palco Gavino Murgia, Hamid Drake e Paolo Angeli

WALTER PORCEDDA

CAGLIARI. Silenzio, Antonello Salis sale in cattedra. Lezione di grande jazz all’European Jazz Expò con un improvvisatore di livello eccelso come il nostro pianista e accordeonista alla guida di un quartetto stratosferico che macina musica come pochi in Europa.
Un quartetto ospite principe, sabato, della seconda serata del festival per presentare un notevole album fresco di stampa: «Giornale di bordo», prodotto e pubblicato dalla S’Ard music. Disco made in Sardinia per un gruppo per quattro quinti sardo che, oltre a Salis, schiera il nuorese Gavino Murgia al sax, il maddalenino Paolo Angeli alla chitarra sarda preparata e il prodigioso percussionista e batterista Hamid Drake americano della Louisiana con l’istinto del polistrumentista. Quattro eroi di una musica senza schemi che sul palco dell’Auditorium sprigiona ricca energia fatta di esplosioni di ritmo e di gioia divivere.
Istintiva e immediata come un live act di happening da creatività totale eppure di altissima grana compositiva per rimandi e raffinate citazioni metacompositive. Musica dai pattern sonori complessi e immaginifici che mescola drumming machine e samplers suonati in diretta assieme a buste di plastica e oggetti vari percossi sulle corde del pianoforte, archetti tirati allo spasimo, coloriture di piatti e incursioni vocali. Dal basso profondo di Murgia al suo stesso scat primordiale che evoca i tenores o la voce tremula e marinara di Paolo Angeli che tocca tutte le corde del sentimento in una straniata «Cordicana tarantina» dove roots e avantgarde si mescolano in memorabile e unica sequenza. È una musica di forte evocazione dal potere dionisiaco, eseguita da quattro pirati con l’anima zingara. Turba i cuori, agita sentimenti, fa venire la lacrime agli occhi. Dalla prima «Ola» a «Ciao Pina». Dal libero rifacimento della beatlesiana «Dear Prudence» alla strabordante «Suerte» fino al bis de «I quattro con l’Ave Maria».
Musica per cuori duri e anime tenere. Anarchica e libera come il suo leader-non leader Salis, un vulcano in continua ebollizione che con disinvoltura, seguendo fili creativi e improvvisativi unici, passa dal pianoforte suonato con classe contemporanea alla fisarmonica, alle virtuose ed eretiche spezzature elettroniche alla tastiera. Suoni e trame che offrono cento sponde al fiato elegante e insinuante di Murgia, cresciuto a livelli incredibili per la sua capacità di creare cascate di melodie che riprese dalla chitarrona di Paolo Angeli diventano arpeggi e drumming di corde pizzicate, fregate, tramortite ora in un basso continuo, ora in eco di violino dai lunghi echi blues. Un compatto flusso sonoro, interrotto a sprazzi da momenti di solo, dove l’interplay, caldo ed empatico quello tra Salis e Murgia, magmatico e quasi rock quello con Angeli e Drake, cedeva il passo al mainstream poetico e pervasivo dell’arte «salisiana».
Bella e affascinante sul palco da nuova signora del canto pop venato delicatamente di jazz, Chiara Civello, nel concerto di apertura all’Auditorium, per oltre un’ora ha squadernato un repertorio di originals di propria composizione assieme a pezzi di pregevole fattura («Trouble» scritta in tandem con il grande Bacharach), da «Otto storie» a «Non avevo capito niente» alla divertente «Sofà». Un dolcissimo ed elegante pop internazionale in grande parte tratto da «7752», album inciso per la prestigiosa Verve - e amatissimo dal pubblico americano - che fa di Chiara Civello una promessa di sicuro avvenire.