Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sto cambiando, vado nel nuovo Pdl»

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2010

Massidda: intorno a me solo odio, alle comunali ci divertiremo
Il senatore cagliaritano, berlusconiano di ferro, pensa a un clamoroso trasloco nel movimento di Fini: «Nel partito che ho contribuito a fondare vivo ormai da separato in casa, adesso basta».
Il senatore preferisce la ribalta. Ci vive dentro, sorriso stampato e disponibilità totale. Piergiorgio Massidda piace perché sa ascoltare, si tuffa nelle strade popolari della sua città, Cagliari, senza paura di fare tardi. La mano gli viene stretta spesso anche a Roma, da qualche tempo, sono i questuanti delle alleanze. Sulla scena nazionale, il medico casteddaio occupa ora un posticino che conta. La campagna acquisti non lo spaventa, anzi. Conosce bene i meccanismi dei palazzi romani, tanto da aver capito che certi treni non ripasseranno. Il Pdl cambierà pelle, rinnovando le facce da votare. E allora perché non pensare al nuovo che avanza?
Massidda, sta cambiando partito?
«No. Sto spostandomi nel vero Pdl. Sono nato con Berlusconi e morirò con lui. Ma il Pdl è stato dato in franchising a estranei, umiliando le persone che si sono sacrificate per il movimento e che hanno ottenuto successi. L'ipotesi di passare con Fli? L'ho detto a Berlusconi, quando l'altro giorno ho ascoltato Fini mi pareva di rivivere le stesse sensazioni del primo Berlusconi. Fini pensa a realizzare le cose che il Pdl non ha fatto».
L'abbiamo interrotta mentre dialogava col ministro Paolo Romani.
«Sto facendo un giro dei ministeri per parlare di Sardegna. Mi sto occupando della mia terra, su indicazione di Silvio Berlusconi. Lui ha preso gli appuntamenti e io sto dialogando con i ministri».
Intanto, nel Pdl...
«... vivo da separato in casa da due anni».
Perché lei è così corteggiato? Si parla di Udc, Fli, perfino l'Api.
«Penso perché riconoscono in me le qualità e il saper essere presente fra la gente, soprattutto quella che non viene ascoltata. A Roma mi chiamano il “piccolo picconatore”».
Lei, berlusconiano della primissima ora, come commenta la separazione fra il premier e Fini?
«Quando, in una coppia, tu vuoi bene a tutti e due, fai di tutto perché restino uniti. Invece nel Pdl c'è sempre stata gente che ha lavorato per dividere. Vanificando il lavoro, per esempio, di uno come Romano Comincioli. Ci siamo sempre scontrati con chi non voleva che il feeling reggesse».
È vero, come dice un suo collega in Senato, che lei ha paura di chiedere a Berlusconi il via libera per la corsa al Comune di Cagliari?
«Sicuramente il senatore Stracquadanio ha bevuto troppo di quel vino che gli ho regalato».
Dicono: Massidda ha le liste pronte a Cagliari.
«Certo. È vero. C'è tanta gente mobbizzata da altri partiti che vuole fare politica e mi chiede di avere spazio. Non posso più tirarmi indietro, a meno che qualcuno non mi dica che non sono gradito. La gente si è disinnamorata della politica, dobbiamo ricondurla al confronto attraverso le primarie».
Dicono: Massidda andrà con Fini, ma a caro prezzo.
«Qualsiasi decisione prenderò, pagherò di persona. E duramente. Non sono in vendita, tutti sanno le offerte che mi sono state fatte e che ho rifiutato».
Quali sono stati i contraccolpi della sua candidatura “contro” per la Provincia?
«Intorno a me c'è il gelo. Nessuno mi ha mai chiesto come sia potuto succedere. Io sono sempre lì, comunque, nonostante gli attacchi personali. Ma pochi sanno che vorrei fare il papà e basta».
Elezioni anticipate, sembra. Come si schiera Piergiorgio Massidda?
«Non so rispondere, non faccio calcoli. Sono un uomo del Pdl, ma in questo momento sento solo odio nel mio partito, dove non si conosce la differenza fra autorità e autorevolezza».
Fra sei mesi, a Cagliari, quanti saranno i candidati del centrodestra?
«Sono fuori dalla direzione del partito, so poco. Leggo che i candidati alle primarie dovrebbero essere Fantola, La Spisa, Sanjust, Schirru, Farris e, ovviamente, Massidda. Ci divertiremo».
ENRICO PILIA

17/11/2010