Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Record degli anziani in città

Fonte: La Nuova Sardegna
28 ottobre 2010


Il capoluogo ha l’indice di vecchiaia più alto d’Italia



MARONGIU Cagliari perde abitanti mentre la provincia è in aumento continuo Cambiare subito rotta

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Tra le «città urbane» Cagliari è quella col più alto indice di vecchiaia d’italia: siamo arrivati a 234. In pratica abbiamo più di due anziani di oltre 64 anni per ogni persona sino ai 15 anni», spiega Nicola Marongiu, segretario della camera del lavoro. Un dato che permette di dire che il capoluogo dell’isola è il centro con la popolazione più anziana di tutto il territorio nazionale. Un dato che se rapportato al fatto che in città c’è anche uno degli indici di natalità più basso, «si deve dire che la questione degli anziani è della mancata crescita della popolazione è uno dei grandi problemi irrisolti di Cagliari», sottolinea Ninni Depau, capo gruppo del Pd in consiglio comunale.
Ma non solo: la fuga della città continua e, anzi, è in aumento. Dal 2000 ad oggi si è andati avanti con duemila persone che ogni anno decidevano di andare ad abitare altrove. Quartu è arrivata a quasi ottantamila abitanti ed è cresciuta più del doppio negli ultimi vent’anni. Lo stesso va detto per gli altri paesi dell’hinterland. «Oggi poi - precisa il responsabile della Camera del lavoro - la fascia si è allargata e l’emigrazione dal capoluogo interessa anche Dolianova, Sestu, Donori e Senorbì e altri paesi: città che stanno aumentando gli abitanti di anno in anno».
Ma il paradosso o il segno che ci sono tante cose che non funzionano è dato anche dal fatto che la popolazione della provincia è, invece, «in continuo aumento assieme a quella di Olbia - spiega Marongiu - e questo vuol dire che a fronte di una dinamicità del territorio ci si trova di fronte a un’implosione del capoluogo». Eppure quando venne varato l’ultimo piano regolatore si parlò di cinque milioni di metri cubi da realizzare in città in nuove lottizzazioni, di cui due dovevano essere realizzati attraverso ristrutturazioni dell’esistente. A tutt’oggi, però, l’edilizia residenziale - sviluppata spesso a scapito di ex zone per servizi di verde pubblico - ha mantenuto prezzi proibitivi, nè vi sono stati (se non in termini progettuali per l’area di San Lorenzo e Su Stangioni) interventi che tengano conto delle giovani coppie o di chi semplicemente non è in grado di affrontare costi da tre a cinquemila euro al metro quadrato. Mentre sul fronte delle ristrutturazioni, nel centro storico «si è fatto ben poco: circa il quaranta per cento dei locali sono inutilizzati», afferma Gianfranco Carboni, presidente della circoscrizione del centro storico.
Inoltre il fatto che la popolazione sia in diminuzione costante ha anche dei riflessi di carattere economico visto che i trasferimenti che arrivano dalla Regione sono per il 50 per cento trasferiti in rapporto al numero degli abitanti. Se poi si considera che Cagliari è il capoluogo e che, quindi, ospita ogni giorno almeno centomila persone, o per lavoro o per i servizi, «i problemi diventano ancora più presenti».
Anni fa, durante la prima consiliatura guidata da Mariano Delogu, l’assessore alla Cultura Gianni Filippini aveva creato il servizio dei «nonni vigili»: un modo per rendere di nuovo attive queste persone. In alcuni rioni la percentuale degli anziani è altissima, con indici di vecchiaia superiori a 300 (come il Cep e Genneruxi). Nello stesso tempo la maggior parte delle persone della terza età sono emarginati. Il Comune promuove una serie di servizi: dall’assistenza personalizzata alla consulta, ad attività socializzanti (legate alle principali feste). Oggi il Municipio patrocina, ad esempio, una serata autunnale per gli anziani con Al Bano. E tutto questo va bene, ma non basta. La Provincia, spiega l’assessore Angela Quaquero, promuove il volontariato che permette agli ultrasessantenni di occupare parte del loro tempo. «Bisognerebbe stimolare - spiega la Quaquero, le industrie e in genere i datori di lavoro a realizzare progetti di preparazione al dopo lavoro». In altri Paesi, informa Gianni Loy, docente di diritto del lavoro, si sta puntando a un pensionamento graduale. In altri si sta pensando a forme di collaborazione col territorio per utilizzare i saperi di cui gli anziani sono depositarie». E questi prgetti potrebbero (e dovrebbero) nascere anche a Cagliari. Infatti «se restiamo in una situazione di immobilismo - sottolinea Depau - non abbiamo futuro. Occorre intervenire sugli anziani, per coinvolgerli attivamente nella vita sociale e culturale della città e, nello stesso tempo, puntare a politiche che permettano ai giovani di non fuggire con politiche sulla casa e sui servizi. Non dimentichiamo che noi, in rapporto alle esigenze, abbiamo una copertura di asili del dieci per cento. Mentre la convenzione di Lisbona parla del trentatrè per cento». Insomma, occorre cambiare.


LA CURIOSITA’

Vecchi mestieri addio




CAGLIARI. Un tempo in città e soprattutto nei quartieri storici c’erano una serie di lavori, come il fabbro, il calzolaio, il sarto, il riparatore di cornici e di strumenti musicali, e tanti altri. «Ma oggi si tratta di figure che tendono a scomparire - sottolinea Gianfranco Carboni, presidente della circoscrizione del centro storico - il problema è che non si fa niente per stimolare la nascita di botteghe artigiane. E quelle che si formano sembra, anzi, che vengano scoraggiate. Poi non c’è nessuna iniziativa che permetta di salvare i vecchi mestieri in modo da tramandarne la tradizione e la scuola».