Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tore e Pina, un amore lungo 60 anni

Fonte: L'Unione Sarda
28 ottobre 2010

La storia. Nei prossimi giorni tutta la famiglia festeggerà i due confratelli di Sant'Efisio

I coniugi Melis si sposarono il 29 ottobre del '50 a Stampace

Domani Tore Melis e Pina Carta festeggiano 60 anni insieme. Tutti vissuti a Stampace.
«Abitavo di fronte alla chiesa di Sant'Efisio e pure lei abitava a Stampace. Una sera l'ho vista passare e ho chiesto: “Chi è?” Mia sorella mi ha risposto: “Pina Carta”. Era da innamorarsene e me la sono sposata sessant'anni fa». Salvatore Melis ripone la foto nel portafoglio e pensa con tenerezza al suo colpo di fulmine. Giuseppina lo ascolta con un sorriso dolce, seduta vicino. Ottantatré anni lui, lei ne ha 81. Ecco i Melis, coniugi dal 29 ottobre 1950.
L'AMORE La corte? «A fraga fraga », racconta Tore Melis. Le chiacchierate durante le commissioni, la festa danzante a casa di amici. Il fidanzamento e la partenza di lui a Roma per il servizio militare. Il ritorno in Sardegna il 5 maggio del 1949, il giorno dello schianto sul colle di Superga dell'aereo che trasportava la squadra del Torino. Quindi il matrimonio? «È successo il patatrac. Pina era in stato interessante, siamo andati a dirlo ai genitori e ci siamo sposati a Sant'Efisio, perché la chiesa di Sant'Anna era ancora chiusa dopo i danni della guerra», spiega il marito. E nacque Ambra. A seguire Giuliana, Carme, Federico, Angela, Giovanni e Santo. Non c'è più Giuliana, ma la sua foto è in vista accanto a quella di nipoti scomparsi. Come quella di un bel ventinovenne, tra i militari che si sono ammalati di leucemia in Bosnia. I nipotini più piccoli sorridono dalle altre istantanee. Ci saranno tutti per la festa di anniversario: sono la gioia della famiglia Melis. Ma Tore esibisce anche un'altra passione, dato che è stato la chitarra del quartetto “Gli amici”, complesso a plettro di musica leggera e napoletana: «Questa è una Monzino originale comprata oltre 50 anni fa e pagata 108 mila e 500 lire», dice mostrando lo strumento.
IL QUARTIERE Una vita semplice di una casalinga e tappezziere che il dopo pranzo seguivano i propri figli nei compiti e di sere con gli altri abitanti. «Siamo frutta di Stampace, noi. Adesso non è come prima: non ci sono più bambini, i proprietari hanno venduto a gente dei paesi», racconta Tore dalla sua casa di via San Giorgio. C'è un altro legame forte: Sant'Efisio, dove sono confratello e consorella da oltre 50 anni. «Siamo credenti e praticanti», dichiara l'uomo tirando fuori una catenina con un crocifisso che bacia ogni notte prima di dormire. «Sono stato cinque volte terzo guardiano, anche presidente e consigliere. Ma ora non ne voglio più sentire». Spazio ai giovani, dicono. In realtà la devozione è piuttosto sentita, tanto da seguire con scrupolo i riti e da non perdere una messa per i confratelli e consorelle defunti. «Le donne? Chi lava e stira, chi pulisce la chiesa. Un bell'impegno, ma se chiami un'impresa non c'è l'amore che mettiamo noi», testimonia Pina. Cosa manca nel quartiere? Un ritrovo e il rispetto, secondo Tore Melis: «Mio padre mi insegnò a rispettare donne e vecchi. E infatti non ho mai alzato le mani». Solo fiori, tanti in questi anni, alla dolce metà. «Non mi sono mai scordato. Li ho già ordinati anche per questa occasione», svela lui.
L'ANNIVERSARIO Domani si festeggiano i sessant'anni di vita insieme, ma la messa sarà domenica alle 18, a Sant'Efisio. E sabato il ristorante con i sei figli, gli 11 nipoti e i quattro bisnipoti.
Una bella tappa, specie se si guarda, commenta Pina Melis, ai legami che non durano: «Si separano subito oggi». E lui segue: «Mi fa un certo effetto sentire alla tv dei matrimoni che si rompono dopo sei mesi. Mi sono sposato perché amavo e amo mia moglie, in salute e malattia in ricchezza e povertà. Si tratta di essere sinceri e onesti. Il segreto è solo questo: la sincerità e l'onestà tra uomo e donna».
MANUELA VACCA

28/10/2010