Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Crisi, occorre un welfare sardo

Fonte: La Nuova Sardegna
11 ottobre 2010

LUNEDÌ, 11 OTTOBRE 2010

Pagina 11 - Sardegna


Una famiglia su tre è in difficoltà per le spese mediche impreviste


ALFREDO FRANCHINI

CAGLIARI. Una famiglia su tre è in difficoltà economiche per malattie gravi o per la perdita del reddito. La preoccupazione di 83 persone su 100 è l’impossibilità di sostenere le spese mediche. È quanto emerge dallo studio realizzato dal Censis per il Forum Ania-consumatori. La Sanità è il cruccio della Regione ma anche dei cittadini che temono di perdere l’autosufficienza.
Quello disegnato dal Censis di Giuseppe De Rita è uno scenario in cui la società invecchia sempre di più e allo stesso tempo vede crescere le necessità di welfare. Da qualche tempo in Sardegna il sindacato ha aperto un dibattito sulla necessità di predisporre un welfare regionale ma purtroppo l’intenzione si scontra con l’enorme deficit della Regione che da qui alla fine dell’anno non potrà che affrontare solo le spese ordinarie per via del Patto di stabilità già violato. Dallo studio del Censis emerge il problema delle ingenti spese per il sostentamento dei familiari che si trovano in condizioni definite eufemisticamente critiche. Nell’anno passato, infatti, il 32,1 delle famiglie si è trovata in gravi situazioni di disagio legate alla necessità di assistere malati terminali o non autosufficienti oppure handicappati. Altri hanno dovuto affrontare in perfetta solitudine le situazioni di parenti dipendenti da alcol e droga e naturalmente il problema dei problemi: il lavoro. Per i tanti che hanno perso il proprio posto, per i giovani sardi obbligati ad emigrare. Lo studio del Censis fornisce percentuali da brivido: cinquantanove famiglie su cento hanno gestito questi problemi da sole, solo ventotto su cento con il sostegno di amici e parenti. Il sistema del welfare fa acqua da tutte le parti ma l’altro dato rilevante è che, nonostante il deficit dell’assistenza, il cittadino si fida solo dell’amministrazione pubblica o meglio dalla macchina statale e regionale vuole ottenere le risposte. Ma tutti sono consapevoli che nel sistema previdenziale e sanitario sarà inevitabile il coinvolgimento del privato: l’importante - sostengono gli intervistati - è che lo Stato mantenga il ruolo di garanzia. Ma la maggioranza dei cittadini si augura che il terzo settore e le imprese possano avere un ruolo maggiore nei servizi sociali. Nella società-mucillagine, più volte descritta da De Rita, prevale dunque la sensazione di solitudine. La pensione, infine, tiene in allarme il 68 per cento degli intervistati dal Censis. Nel momento in cui per la prima volta nella storia i figli hanno prospettive economiche inferiori a quelle dei genitori - è la sintesi dello studio - è chiaro che si debba realizzare un sistema di sussidiarietà tra il settore pubblico e il privato. La Regione ha stanziato trenta milioni di euro per azioni di contrasto alla povertà. I fondi serviranno per aiutare oltre seimila famiglie. Tre le linee di intervento previste: la prima prevede sussidi a persone e famiglie che vivono in condizioni di povertà; con la seconda vengono assicurati contributi, per un massimo di 500 euro mensili, alle famiglie in grave difficoltà per l’abbattimento dei costi dei servizi essenziali come acqua, energia elettrica e gas. Il terzo tipo di interventi prevede sussidi di al massimo 800 euro al mese per lavori socialmente utili. Che la crisi economica stia colpendo le famiglie è un dato confermato dalla riduzione dei consumi alimentari (-3%) che sono tradizionalmente gli ultimi a subire un ridimensionamento. Ma l’obiettivo, in questo caso si tratta di dati Istat elaborati dalla Cia, confederazione degli agricoltori - è uno solo: spendere al meglio le risorse disponibili. Quattro famiglie su dieci sono state costrette a «tagliare» gli acquisti e sei su dieci hanno modificato il modo di mangiare. Il 41,4% delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e verdura, il 37% quelli di pane e il 38,5% quelli di carne bovina. Per riempire il carrello alimentare ogni famiglia italiana ha speso in media al mese 461 euro. Una spesa che rappresenta il 18,9% di quella totale e raggiunge complessivamente i 146 miliardi di euro l’anno assai diversificata per aree geografiche: al Nord - sostine la Cia - è stata pari a 455 euro, al Centro a 472 euro, al Sud a 463 euro.