Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porto canale, aria di burrasca

Fonte: L'Unione Sarda
4 ottobre 2010

I timori della Uiltrasporti sul futuro dello scalo. Autorità portuale: dipendenti in sciopero il 4 ottobre

«Contship non vada via». L'azienda: restiamo
Per la Uil, Contship non deve lasciare il Porto canale. Il sindacato lamenta il calo del traffico container e la scarsa competitività dello scalo.
Si respira aria di tempesta nel Porto canale. I sindacati temono una scelta drastica di Contship, casa madre della Cict (la società che gestisce lo scalo cagliaritano): «L'azienda sta pensando di abbandonare l'Isola, se non viene mantenuto il taglio del 90% della tasse di ancoraggio», commenta Pierfranco Meloni, leader regionale della Uiltrasporti. Le voci di addio sono trapelate l'altro ieri durante l'assemblea di Assoporti a Roma. Pare che il più grande “terminalista” in Italia sia intenzionato a dismettere le attività non solo a Cagliari, ma anche a Gioia Tauro e a Ravenna. Ma sulle indiscrezioni circolate su alcuni siti specializzati è già scontro. Contship smentisce la notizia.
L'AZIENDA «Dopo aver preso visione delle notizie pubblicate da alcuni organi di informazione in merito a una possibile dismissione delle proprie partecipazioni nelle aziende italiane del gruppo, in particolare a Cagliari, a Ravenna e a Gioia Tauro, considero le stesse totalmente infondate», scrive in una nota Cecilia Battistello, presidente del gruppo. «Contship Italia conferma il suo impegno a rimanere e a sviluppare le società dove ha investito e dove lavorano migliaia di persone, fonte di reddito e di serenità per il futuro delle loro famiglie».
LA CRISI Secondo il numero uno della Uiltrasporti, però, «dietro le smentite ci sarebbe un cambio di strategia all'interno di Contship». Un ripensamento motivato soprattutto dal fatto che le tre strutture in questione, negli ultimi tempi, hanno offerto cattive performance, anche sotto il profilo finanziario. A Cagliari, per esempio, il calo del traffico nell'ultimo trimestre è stato del 19,3%. Non solo. Qui l'Autorità portuale (ente cui spetta il compito di programmare le attività dello scalo) non è riuscita a sbrogliare una matassa intricata: la possibilità di ridurre le tasse di ancoraggio del 90%, così come stabilito dalla legge Finanziaria del Governo. Paolo Fadda, il presidente dell'Autorità, ha cercato di utilizzare l'avanzo di bilancio degli ultimi anni per evitare il rincaro degli altri servizi portuali (rincaro che avrebbe rappresentato la contropartita del taglio sugli ancoraggi) e introdurre in questo modo lo sgravio fiscale. L'operazione, però, è stata bocciata da Roma.
LO SCIOPERO «Siamo preoccupati», spiega Meloni, «l'Authority non dà risposte concrete allo sviluppo del porto. Per lunedì prossimo i trenta lavoratori dell'ente faranno sciopero. In questi anni è mancata una politica di sviluppo e tanto meno sono state portate avanti alleanze commerciali per aumentare il traffico container. E sulle tasse di ancoraggio», aggiunge Meloni, «la soluzione va trovata quanto prima: senza questo provvedimento Contship perde il suo unico cliente, Hapag Lloyd, la sola società che porta container a Cagliari». Meloni ricorda infine come Tangeri, Malta e Port Said (Canale di Suez) siano scali «ben più competitivi del nostro», potendo contare su un costo del lavoro bassissimo: «Un portuale da noi pesa per 1.200 euro al mese, a Tangeri costa 200 dollari».
LANFRANCO OLIVIERI

02/10/2010