Cagliaritano del 1916
Specializzato nei ritratti, due anni fa inaugurò con la sua mostra a Castello la Galleria MK
La schiena dritta, il passo spedito, l'assenza di rimpianti, gli regalavano venti anni in meno. Gli dava forza avere una moglie assai più giovane, e un figlio trentenne, Paolo, ricercatore del Dipartimento di Tossicologia. Ieri il pittore cagliaritano Vittorio Musio se n'è andato a 94 anni, nella sua casa di Pirri, lasciando incompiuti molti lavori nello studio “Sotto la Torre” di via Università, a Cagliari. Due anni fa, ebbe la gioia di inaugurare, a 92 anni, lo spazio MK di via Santa Croce. Un piccolo luogo aperto all'arte che ospitò alcune nature morte assai pregiate e un buon numero di autoritratti e ritratti. Su tutti, quello della padrona di casa, Maddalena (Magda) Corda, proprietaria della galleria. Musio raccontò al giornale, in quella occasione, di una vita piena di incontri: il pianoforte, il teatro con Aldo Ancis e Renato Turi, gli albori di Radio Sardegna con Fred Buscaglione, il tip tap: «Ho coltivato molti interessi, ho svolazzato qua e là. Pittoricamente e intellettualmente mi sono fatto un bagaglio di cultura piuttosto strano. Diciamo che ho appreso presto a osservare il bello». E poi: «Ho studiato tanto. Sfogliavo con avidità russi, francesi, americani, spagnoli. Ah Vélazquez! Quanto ai miei primi soggetti, sono state nature morte. La natura è stata la mia prima maestra». Il secondo fu Edoardo Buffa. Il terzo Aurelio Galleppini, papà di Tex Willer. Il quarto Dino Fantini. «Fu lui a spingermi sulla strada del ritratto».
Nello studio di via Università arrivava ogni giorno in auto verso le dieci e mezzo e ci stava fino alla una. «Sul più bello Bernadetta mi chiama per il pranzo. Torno la sera, dalle 17 alle 20,30». Lo ha fatto per più di vent'anni sino a tre mesi fa. Poi il lento declino e una morte dolce. Oggi alle 16.30 i funerali a Pirri, San Pietro.
«Per fare un ritratto ci vuole colore, sensibilità, rispetto dei piani, delle tonalità, del controluce. La carne deve essere carne, la stoffa stoffa, i capelli capelli. E il bravo ritrattista deve cogliere lo sguardo, l'anima di chi ritrae. Non a caso gli occhi li lascio alla fine».
MARIA PAOLA MASALA
03/09/2010