amarcord Ricordi e sogni di Gianni Filippini
La facciata sventrata dalle bombe del '43; la fine tragica di Alberto Riva Villasanta, giovane militare ucciso nell'ultimo giorno della Prima guerra mondiale; le difficoltà affrontate per la ristrutturazione dell'edificio e il sogno di fargli ospitare l'Accademia delle Belle arti. Sono questi i primi tre ricordi «incancellabili» che riaffiorano nella mente di Gianni Filippini, direttore editoriale de L'Unione Sarda.
«Il primo è nei miei occhi di ragazzino, appena rientrato dallo sfollamento: una enorme voragine al posto della bella piazza Garibaldi bombardata e l'edificio che mi avevano fatto ammirare per il suo stile medievaleggiante e la facciata con bifore e trifore ridotto a un rudere». La costruzione del Riva iniziò nel 1912 e terminò nel 1930: nel frattempo si decise di dedicare l'istituto a uno dei simboli del conflitto che ha insanguinato l'inizio del secolo scorso.
«Il secondo ricordo si lega al nome dell'istituto, all'emozione provocata dalla tragica fine del diciottenne Alberto Riva Villasanta, sottotenente ucciso nell'ultimo assalto dell'ultima battaglia della Grande guerra il 4 novembre, alla stessa ora dell'armistizio».
Infine il terzo ricordo. «Da assessore alla Cultura e Pubblica istruzione mi sono occupato molto dei lavori di restauro, ingegnandomi nelle quotidiane difficoltà di fondi scarsi e appalti interminabili. Volevo restituire alla città uno degli edifici simbolo e uno degli istituti che da decenni formavano le nuove generazioni, come per esempio il Satta e il Santa Caterina».
E poi un sogno, «che ho condiviso con molti ma che non è stato possibile realizzare: far ospitare dal Riva l'Accademia delle Belle arti».
03/09/2010