Allarme dei geologi: «Servono interventi di consolidamento»
Il primo segnale sinistro risuonò il 30 luglio del 1987 quando una frana seppellì e uccise l'appuntato dei carabinieri Mondo Cabras. Lui pescava quando un intero costone piovve su una spiaggetta a due passi da Marina Piccola.
Un mese fa, quando anche i giudici d'appello hanno ribadito la responsabilità del ministero delle Infrastrutture condannandolo a risarcire 900 mila euro ai familiari, chiarirono che «se sulla parete fosse stata fatta tempestivamente un'indagine quella tragedia non sarebbe accaduta».
Non è stato fatto nulla né allora né adesso. Perché se ci fossero stati interventi il 12 giugno scorso non ci sarebbe stato uno smottamento che ha costretto la polizia ad evacuare una caletta. E un mese dopo, il 19 luglio, non sarebbe crollata una parte del costone seppellendo asciugamani, zainetti e infradito di un gruppo di ragazzi. Sono stati più fortunati di Mondo Cabras perché in quel momento facevano il bagno.
“POMO” A RISCHIO Insomma, tutto il promontorio tra Calamosca e Marina Piccola è instabile. Ma a preoccupare di più i geologi è il simbolo del Golfo degli angeli, la Sella del Diavolo. Che rischia di perdere il così detto “pomo”, cioè lo spuntone di roccia a sinistra della sella. Luciano Lecca, docente di geologia del sedimentario al dipartimento di Scienze della terra dell'Università, spiega perché: «Lo spuntone è intensamente fessurato e localmente brecciato. Inoltre alla sua base sono presenti strati friabili, cioè in erosione per disgregazione granulare, che nel tempo faranno mancare l'appoggio alla parte sovrastante. Quindi», aggiunge, «la stabilità di questa roccia è sicuramente precaria e il suo destino è certamente quello di cadere, presumibilmente un blocco alla volta, come documentano i blocchi già caduti in mare o presenti a metà del pendio sopra Marina Piccola, ma per i vari fattori di controllo della stabilità, non si può escludere un collasso di gruppi di blocchi». Il problema, chiarisce Lecca, è quando questo accadrà. Può succedere fra un mese o fra vent'anni.
Ma succederà, come conferma Mauro Pompei, consigliere nazionale dell'ordine dei geologi: «Alcune fratture evidenziano superfici di taglio critiche che potrebbero dare luogo ad improvvisi crolli localizzati». Certo, Pompei è più cauto: «Ritengo abbastanza improbabile un imminente collasso dell'intero sperone perché, sebbene sia evidente e diffuso il grado di fratturazione, è anche vero che il calcare spesso origina dei ponti che tengono ben saldi i blocchi gli uni con gli altri». Ma tutte le preoccupazioni restano.
«LESIONI IMPORTANTI» Massimiliano Deidda, presidente dell'associazione Ambientesardegna, da anni effettua escursioni sul colle di Calamosca. Conosce bene il problema e l'ha documentato fotograficamente: «Sono evidenti lesioni importanti, in modo particolare nella parte rivolta verso la Sella, dove sono anche visibili segni di cedimento di parti rocciose. Tenendo presente che il calcare è un tipo di roccia facilmente attaccabile dagli agenti atmosferici come pioggia e vento, questi ultimi hanno un'azione distruttiva sul pomo». Per Marcello Polastri, speleologo di Sardegna sotterranea «è evidente che la Sella del Diavolo è gravemente lesionata dall'incuria del tempo e dell'uomo. E il distacco del “pomo” lo dimostra».
GLI INTERVENTI Che fare? La protezione civile ha vietato l'accesso in alcuni punti sotto il costone, ma non basta. «Se gli esperti ci segnaleranno pericoli li valuteremo con i nostri specialisti e, se necessario, interverremo immediatamente», spiega Gianni Giagoni, assessore comunale alla pianificazione dei servizi con delega alla Protezione civile. «Ma noi possiamo solo proteggere le persone e i luoghi. Risolvere il problema strutturalmente spetta ad altri». Cioè a Regione e ministero delle Infrastrutture. Certo, chiariscono i geologi, è necessario intervenire. E subito. Lecca non intende generare allarmismi ma vuol essere chiaro. «Il pericolo di frana è noto e il rischio di danno alle persone non mi risulta sia stato ridotto vietando il passaggio alla base della falesia, ma è innegabile che un rischio esiste, così come in varie altre parti di Cagliari».
Per Pompei «serve un attento studio geologico-strutturale da cui scaturisca un sistema di interventi di consolidamento mirati (chiodature, pannelli di reti, disgaggi), che potrebbe consentire di rallentare significativamente il fenomeno se non addirittura eliminarlo». L'allarme è stato lanciato.
FABIO MANCA
03/09/2010