Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I Rom? Costretti a essere diversi

Fonte: La Nuova Sardegna
30 agosto 2010

DOMENICA, 29 AGOSTO 2010

Pagina 1 - Cagliari

Dalla legge «Tiziana» ai problemi irrisolti del «campo nomadi» della 554

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. La storia si ripete, anche se in un’altra città. La bimba del popolo dei Rom morta a Roma l’altro giorno richiama la storia della piccola Tiziana, deceduta a Cagliari nel 1988 in un campo abusivo in via San Paolo. Da quella tragedia la legge regionale «Tiziana», dal nome della piccola, vittima della tragedia: per dare una vita più dignitosa a queste persone.
Molti li chiamano ancora «nomadi», di fatto e ormai da molti anni il popolo dei Rom vorrebbe diventare stanziale. Ma spesso sono stati costretti a fuggire.
La storia dimenticata. Non sempre si ricorda che la shoah, lo sterminio degli ebrei, riguarda anche cinquecentomila «zingari». «Lasciate che Rom e Sinti vivano tra noi, ne abbiamo bisogno», ha scritto Gunther Grass, premio Nobel per la letteratura. Ma così non è solo ogni tanto i loro problemi ridiventano d’attualità, per lo più al negativo: come in Francia per la loro espulsione e in Italia per la recente morte della bimba Rom. In tanti, poi, li confondono coi rumeni e gli slavi, mentre sono differenti gruppi linguistici. La maggior parte vive nei Balcani, in Europa centrale e soprattutto in quella orientale.
La legge «Tiziana». In città la legge regionale «Tiziana» permise la realizzazione del campo sosta sulla 554, sorto a seguito dello sgombero di quello abusivo di via San Paolo. Oggi, però, la situazione interna è considerata «schifosa» da molti di coloro che vi abitano. Poco più di un anno la Asl che aveva lanciato l’allarme per la «grave situazione igienica». In effetti «il quadro non è dei migliori - sottolinea Antonello Cocco, presidente dell’associazione «I Sardi» che fornisce assistenza - il campo era nato come struttura di passaggio, poi è diventato stanziale, con problemi completamente diversi».
Il campo della 554. Ora vi sono circa centocinquanta persone. Tra gli errori iniziali vi fu il non considerare che anche nella cultura di questo popolo vi sono complessità da noi non conosciute. Vi sono undici etnie e non tutte hanno rapporti cordiali le une con le altre. A Cagliari, ad esempio, sono state messe assieme quella degli Ametovic e dei Sulemanovic. Un fatto che ha reso più difficili i rapporti interni.
Altre esperienze. A Monserrato, invece, esiste un altro campo che ha una storia del tutto diversa. Vi abitano circa sessanta persone, integrate con altre persone andate a convivere con loro e spesso coinvolte in inziative culturali come quelle promosse dall’associazione Baladi di Lalla Boscu. Inoltre per molti anni una signora Rom ha insegnato danze Rom nella scuola elementare di Monserrato. La struttura di Cagliari era stata pensata «per gruppi di passaggio - precisa Cocco - con piattaforme per roulotte e senza strutture stabili». Un’impostazione che si è dimostrata un errore.
Nuovi progetti. «Ora - spiega Anselmo Piras, assessore comunale alle Politiche sociali - c’è un nuovo progetto per il quale abbiamo raccolto quasi cinquecentomila euro e che prevede la realizzazione di strutture che i Rom dovranno autocostruirsi in collaborazione col Comune e l’associazione “Ingegneri senza frontiere”. Da parte nostra ci stiamo interessando delle questioni sociali. Il settore dei lavori pubblici del resto». Ma le opere «sarebbero dovute iniziare da tempo - afferma Claudio Cugusi, consigliere comuanle del Pd - mentre sono cominciate solo quelle preliminari, non gli interventi strutturali. Eppure il Comune ha già avuto dalla Regione tutti i finanziamenti».
Dolianova. Alcuni hanno scelto (e soprattutto ci sono riusciti) di vivere a Cagliari o nell’hinterland. Altri hanno scelto Dolianova, dove c’è un altro campo, con un terreno concesso da un privato, l’ex frate Beppe Pili. E anche qui regna l’armonia.