Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'aloe, una pianta tra mito e realtà

Fonte: L'Unione Sarda
27 agosto 2010

L'aloe, una pianta tra mito e realtà

Gli antichi egizi la veneravano chiamandola «pianta dell'immortalità» e la mescolavano con altre sostanze per imbalsamare il corpo dei faraoni. Non solo. Le regine Nefertiti e Cleopatra la usavano per conservare inalterata la loro bellezza, immergendosi quotidianamente nel suo succo mischiato a latte d'asina. Gli assiri e i romani la consideravano un potente lenitivo, mentre i nativi americani della tribù dei Seminole credevano avesse il potere di mantenerli eternamente giovani. Parallelamente, alcune popolazioni indigene dell'Africa tropicale mangiavano le sue gemme ritenendole dispensatrici di energia. La stessa pianta è citata anche in molti passi della Bibbia, come componente della mistura usata per ungere il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce.

Si tratta dell'aloe, pianta grassa sempreverde molto diffusa anche in Sardegna, che attualmente è utilizzata soprattutto per la cosmesi e l'estetica, anche se non sono poche le persone che la considerano una sorta di panacea per tutti i mali, in grado perfino di curare gravi malattie.
Delle sue presunte proprietà terapeutiche si discute da lunghissimo tempo e di recente il dibattito è approdato anche a Cagliari. In un convegno che ha visto la partecipazione degli studiosi Angelo Pili (presidente dell'associazione cagliaritana Aloe felice) ed Enrico Frassetto (fitologo). A moderare il dibattito il giornalista Marcello Polastri che ha seguito l'evento per una diretta televisiva di approfondimento Sky. A un pubblico numerosissimo (il salone della parrocchia del Poetto era gremito) sono state illustrate le caratteristiche dell'Aloe vera e di quella del genere Barbarensis Miller. Due specie di aloe che, grazie alla loro foglie verdi, carnose e ricche di mucillagine (gel trasparente), sali minerali e sostanze energizzanti, sarebbero in grado di lenire i rossori della pelle e curare anche dolori articolari e muscolari.
Secondo Angelo Pili, ideatore dell'evento, l'aloe va considerata una pianta amica dell'uomo, da rispettare, soprattutto per il suo elevato valore storico. «L'aloe è presente anche a Cagliari», ha spiegato Pili, «adorna le terrazze dei bastioni di Castello (Santa Croce in primis) e si può trovare anche nel parco di Monte Claro, nell'Orto botanico e sul colle di Tuvixeddu. La piantina fa bella mostra di sé da chissà quanto tempo e potrebbe essere facilmente valorizzata con la sistemazione di cartelli esplicativi». L'associazione Aloe Felice sta portando avanti un censimento dei vari tipi di aloe presenti in città che ben presto sarà esteso a tutta la Sardegna. «I dati raccolti», ha promesso lo studioso, «saranno divulgati nel corso di un futuro convegno». In sala si sono alternate le testimonianze di persone che hanno dichiarato di essere guarite da vari mali curandosi con l'aloe. Gel di aloe, misto a miele e a un goccio di rum, secondo la ricetta del padre brasiliano Romano Zago, sarebbero serviti a tanti pazienti per guarire. Gli organizzatori del convegno, però, hanno saggiamente invitato alla prudenza e a richiedere sempre il consulto dei medici per non incappare in cure azzardate.
Proprietà terapeutiche a parte, la pianta resta famosa per i tanti miti e le leggende che da sempre la circondano. Si racconta che quando i cavalieri Templari liberarono Gerusalemme e i luoghi santi (era il 1118) brindarono con una bevanda all'aloe, denominata Elisir di Gerusalemme, dalle proprietà miracolose che garantiva loro, salute e longevità. Gli Aztechi, invece, definivano l'aloe fonte della giovinezza e si narra che l'esploratore spagnolo Luis Ponce de Leòn andò invano alla ricerca di una fonte che sarebbe dovuta sgorgare da uno specchio d'acqua circondato da piantine d'aloe. Immergersi in quella fonte avrebbe garantito l'eterna giovinezza.
PAOLO LOCHE

27/08/2010