Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Indimenticabili le sue battute»

Fonte: La Nuova Sardegna
20 agosto 2010

VENERDÌ, 20 AGOSTO 2010

Pagina 5 - Fatto del giorno

Un politico di razza dotato di grande ironia

IL RICORDO Telefonate notturne e buoni consigli

SASSARI. A tutti o quasi scappa un sorriso. Perchè il ricordo di Francesco Cossiga si porta dietro storie divertenti e battute piccanti. Se il Cossiga politico non era perfetto, il Cossiga uomo, spogliato dell’ingombrante fardello istituzionale, era come un bambino simpatico a cui si perdonano tutte le marachelle.
Al sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, in attesa del feretro davanti a San Giuseppe, brillano gli occhi quando racconta di cellulari che squillano all’1 di notte e una voce inconfondibile dice: «Gianfrà, mì che domani vengo a trovarti. E poi andiamo a mangiare la fainè». Oppure, quando è già primavera, ecco la stessa voce che vuole sapere sapere «cosa c’è di bello per il maggio sassarese». Dice Ganau: «Incredibile che un ex presidente della Repubblica, senatore a vita, avesse questa curiosità sulla vita quotidiana di Sassari, quando chiamava restavo sbalordito perchè sapeva tutto, anche dettagli insignificanti. E a distanza di molto tempo chiedeva conto di storie del passato come se fossero appena successe». Come quando, di fronte a un piatto abbondante di fainè, Francesco Cossiga interrogò il presidente della Provincia Alessandra Giudici sul loro primo incontro. «Era il 1983, ci trovammo per caso a Porto Rotondo - racconta la Giudici -, durante la visita di Carlo e Diana d’Inghilterra. Io, che insegnavo inglese, mi ritrovai a fare l’interprete. Non me l’aspettavo e avevo paura di sbagliare. Lui mi disse: «Stai tranquilla, tanto l’inglese lo parlo benissimo». Molti anni dopo, a cena, la guarda e le fa: «Alessà, te la posso dire una cosa? Hai degli orecchini orribili».
Anche Sergio Milia, consigliere regionale dell’Udc, fa andare la macchinetta dei ricordi. «Lo conoscevo da bambino, il suo ufficio era in via Cavour 71, nel palazzo dove sono cresciuto. Con Peppino siamo amici fraterni, Francesco mi dava un sacco di consigli. Alcuni non li ho seguiti e ho sbagliato: nel 2005 mi suggerì di non candidarmi alla carica di sindaco di Sassari, aveva fiutato la brutta aria per il centrodestra. Io feci di testa mia e fui sconfitto. Mi disse: «Visto? Dovevi lasciar perdere e venire a Roma». Un invito rivolto più volte anche a Emilio Floris, il sindaco di Cagliari che secondo lui faceva troppo l’amministratore e troppo poco il politico. «Ci siamo incontrati diverse volte - racconta Floris - e mi telefonava spesso per sapere i fatti di Cagliari. La rivalità con Sassari lui non la sentiva per niente». Il presidente della Regione Ugo Cappellacci arriva nel piazzale della chiesa alle 10.25. Passo veloce, espressione seria, dice «lascia un vuoto immenso e un’eredità importante. Cossiga ha scritto la storia». Grazie anche alla capacità straordinaria «di prevedere in anticipo gli accadimenti», dice di lui il deputato Piero Testoni che lo definisce «faro della politica». Quella sarda e quella nazionale, aggiunge Mariotto Segni: «Lui era profondamente attaccato al Paese, è stato questo il suo più grande insegnamento». (si. sa.)