Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

ROMA. C’erano i sardi in prima fila nella Chiesa Madre dell’università ...

Fonte: La Nuova Sardegna
19 agosto 2010

GIOVEDÌ, 19 AGOSTO 2010

Pagina 2 - Fatto del giorno

ROMA. C’erano i sardi in prima fila nella Chiesa Madre dell’università ...

DALL’INVIATO

ROMA. C’erano i sardi in prima fila nella Chiesa Madre dell’università Cattolica. Politici e parenti arrivati per abbracciare i figli di Cossiga, Giuseppe e Annamaria. Il vicesindaco di Sassari e i vigili col gonfalone. Il presidente della Regione Cappellacci e il suo predecessore Soru. Schiere di militari dall’inconfondibile accento, sull’attenti davanti al feretro. Decine di funzionari che tradivano origini isolane. Il segretario della Fnsi, Franco Siddi. E centinaia di emigrati: tutti lì per un saluto o un grazie. «Al mio picconatore», ha scritto uno di loro sul libro delle presenze all’ingresso.
Clima disteso. Sereno. Mai tensioni. Commozione e cordoglio palpabili, stemperati dalla compostezza dei familiari. Non un fiume di gente. Ma una processione ininterrotta. Andata avanti per 8 ore, dalle 10 del mattino alle 6 del pomeriggio. Persone comuni mescolate a volti noti. «Ci siamo svegliati presto e siamo partiti da Colleferro, a 50 km da qua, ma non potevamo mancare», dicono Antonio Carboni, 60 anni, di Sedini, a Roma da un quarto di secolo, e la moglie Emma Matzeu, 65 anni, di Collinas.

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«Ho fatto parte del picchetto d’onore nella capitale anche per Enrico Berlinguer nel 1984 e ho visto Arafat salutare militarmente il feretro - ricorda il comandante della polizia municipale sassarese, Antonio Careddu - Stavolta non è stato possibile. Non importa. Siamo qui per fare capire quale fosse l’attaccamento della nostra terra al presidente». I sei vigili al suo fianco - Martino Zaccheddu, Antonio Baldino, Paolo Piu, Mario Cabras, Salvatore Pazzola - annuiscono. Così come il vicesindaco, Gavino Zirattu: «Forse noi sardi avremmo dovuto ascoltare di più Cossiga. Lui è stato lungimirante. Basta pensare a come ha anticipato la probabile bocciatura di questo federalismo fiscale e previsto la fine dell’attuale formula di bipolarismo».
«Lasci un grande vuoto», annota il governatore Ugo Cappellacci nel registro. E ai giornalisti dichiara: «Ai suoi figli ho detto che mi resterà un ricordo bellissimo, soprattutto dei nostri incontri dopo la mia elezione a presidente». Renato Soru entra poco prima delle 18 e si trattiene a lungo dinanzi alla bara. Beppe Pisanu, compagno di lotta già dal tempo dei Giovani turchi che negli anni ‘50 rivoluzionarono la Dc nell’isola, resta ore a pregare in silenzio, raccolto in preghiera. Un altro ex ministro sardo, Arturo Parisi, del Pd, come Cossiga e i Segni protagonista nel magico spazio politico nato attorno alla chiesa sassarese di San Giuseppe, sfoglia l’album dei ricordi: «Le foto con Francesco si succedono nella mia mente in maniera ininterrotta: di recente avevo tentato di parlargli, ma Giuseppe mi aveva fatto capire che le sue condizioni erano peggiorate». E il deputato del Pdl Salvatore Cicu: «Ci sentivamo di frequente. I nostri rapporti? Sempre cordiali: sapeva come scherzare, da vero amico».
Tra i primi a varcare la soglia della chiesa il nipote e biografo di Cossiga Piero Testoni, parlamentare sassarese, anche lui del Pdl. «Se n’è andato un uomo straordinario - osserva - Non tanto per la raffinatezza intellettuale, di cui la politica era la punta dell’icesberg. Ma perché si è spenta una figura di padre della patria, autenticamente sardo nel senso più puro: rigoroso, illuminista, ironico, intransigente nei princìpi. A cominciare dagli affetti familiari: spesso li celava, ma riscaldavano il suo cuore, gli davano forza».
Valori ben presenti alla figlia Annamaria, 48 anni, traduttrice e insegnante di lingue, e al figlio Giuseppe, 46 anni, ingegnere: fino a sera stringono migliaia di mani non cedendo alle emozioni, sempre disponibili a fornire dettagli organizzativi, a rispondere alle sollecitazioni. Compresa quella di un invalido di Orosei, Salvatore Coronas, 63 anni, che considera «un onore rendere omaggio al mio presidente».
Mentre il colonnello dei carabinieri thiesino Gianni Serra continua a coordinare la sicurezza interna in maniera impeccabile, le condoglianze sembrano non finire mai. Proprio come le firme nel registro dei visitatori all’ingresso. Dove si susseguono nomi di sardi e di paesi dell’isola: Assolo, Bonorva, Banari, Cossoine, Siligo. E dove due suore irlandesi lasciano il loro addio per l’«amico di fede Francesco». (pgp)