Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Puntiamo sulla nautica»

Fonte: L'Unione Sarda
16 agosto 2010

Politici e imprenditori chiedono più programmazione. In arrivo un decreto legge

Settore cruciale per lo sviluppo dell'Isola

Nonostante il potenziale del settore, in Italia i posti barca sono pochi (147 mila) e più cari anche del 150%.
Molti posti barca ma pochi porti turistici, servizi non sempre adeguati e prezzi più alti della media europea, come nel resto d'Italia. È la fotografia della nautica sarda che secondo lo studio di Unioncamere e Isnart “Portualità turistica e commerciale” dispone di 18.843 posti barca. Numero che sembra elevato, e che dà alla Sardegna il secondo posto in Italia come quantità, dietro solo alla Liguria (20.923), ma esiguo se rapportato ai 1.800 chilometri di coste che possiede l'Isola. Sono invece 54 i porti, approdi e punti di ormeggio.
L'INDAGINE E pochi, secondo Unioncamere, sarebbero anche i posti barca di tutta Italia, pari a 147 mila. Pur in aumento del 4,6% in quattro anni, il numero dei porti turistici italiani resta infatti basso: in media uno ogni 70 chilometri di costa, contro i 15 della Francia e i 21 della Spagna. Con ormeggi che costano fra il 30 e il 150% in più che nella media Ue. Paradossale, per un paese che con quasi 7.500 chilometri di litorale è secondo solo alla Grecia. Il settore però avrebbe molte potenzialità ancora inespresse anche se già incide in maniera significativa sul prodotto interno lordo, con una percentuale pari al 2,2%. Il comparto ha creato un fatturato di circa 6,18 miliardi di euro nel 2008 (+11,3% rispetto al 2007).
NELL'ISOLA Potenzialità che ancora di più dovrebbero essere sviluppate in una regione a vocazione turistica come la Sardegna. «In realtà», sottolinea Franco Cuccureddu, consigliere regionale dell'Mpa, ex sindaco di Castelsardo e presidente della Rete dei porti turistici, «se guardiamo i numeri non siamo un'isola turistica, e non lo è nemmeno la nautica: abbiamo il 3% delle presenze rispetto all'Italia, 5 milioni di arrivi nei tre aeroporti sardi contro i 29,5 milioni delle Baleari e i 30 delle Canarie. Il turismo, inoltre, incide sul Pil sardo solo per l'8% contro l'11% nazionale». Numeri allarmanti che dovrebbero spingere l'Isola a reagire e a investire soprattutto sulla nautica, settore molto remunerativo e rispettoso dell'ambiente. «Una persona imbarcata spende in media 1.000 euro al giorno (anche 1.800 in Sardegna): dal carburante al ristorante, sino all'ormeggio. Cifra ben superiore ai 242 euro spesi in media da un turista in un albergo cinque stelle», aggiunge.
OBIETTIVI Per questo secondo Cuccureddu si dovrebbe puntare su un target di qualità così come sottolinea il presidente dell'Assonautica e della Camera di commercio di Sassari, Gavino Sini. «Prima della crisi la nautica stava tirando tantissimo ma mancavano i posti barca grandi, da 40 metri in su», dice. Per Sini servono quindi investimenti e soprattutto che «la politica si sieda attorno a un tavolo per decidere che ruolo dare al turismo e alla nautica». Indispensabile, inoltre, la formazione del personale per dare la giusta accoglienza ai diportisti, soprattutto a quelli di alta gamma «a cui spesso l'Isola non è in grado di fornire tutti servizi». Turismo di qualità che andrebbe incentivato anche per l'assessore alla Regione Lombardia, con delega anche al Turismo, Stefano Maullu che propone una cooperazione tra le due Regioni affinché i diportisti non lascino «l'Isola per i prezzi elevati e soprattutto possano trovare nei porti anche i servizi di rimessaggio e quant'altro senza dover andare fuori». Servizi che andrebbero potenziati anche per Giampiero Uccheddu, della Camera di commercio di Cagliari. «Il sistema nautico va razionalizzato visto che molti porti, dopo il 15 agosto sono vuoti e altri affollati».
LEGGE Per questo Franco Cuccureddu sta predisponendo un disegno di legge per riordinare il settore. L'idea di base sarà quella di raddoppiare il numero dei posti offerti al transito (oggi pari al 10% del totale ma insufficiente secondo la ricerca di Unioncamere) «tramite un sistema che, senza grossi investimenti, permetterebbe di impilare le barche non utilizzate, lasciando spazi liberi», precisa il consigliere. La novità allargherebbe l'offerta e potrebbe far calare i prezzi, oggi alti soprattutto in Costa Smeralda, «ma variabili nel resto dell'Isola», conclude Cuccureddu, «e comunque in linea con quelli italiani. È la legge del mercato: con pochi posti in Italia e con una posizione strategica il prezzo non può che salire».
ANNALISA BERNARDINI

14/08/2010