Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Al Lido la «banlieue» di Cagliari

Fonte: La Nuova Sardegna
13 agosto 2010


Salvatore Mereu porta a Venezia i ragazzi di periferia del capoluogo


«Tajabone», film low budget girato con studenti delle medie

CAGLIARI. Ragazzi dei quartieri della periferia più degradata di Cagliari, sui quali nessuno avrebbe scommesso, arrivano alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia con le loro cinque storie difficili nel film a record low budget «Tajabone» del regista Salvatore Mereu, girato in digitale con 10mila euro in tre settimane.
Il film sarà in concorso nella sezione Controcampo italiano, l’8 settembre. «Anche in storie così disagiate si può vedere la luce. È stata una scommessa vinta perché i ragazzi all’inizio erano molto diffidenti. Lo scopo del film era didattico, è cresciuto strada facendo. L’ho mandato al Festival di Venezia con lo spirito del biglietto della lotteria» dice il regista dorgalese. «Per il festival - aggiunge Mereu - dobbiamo portare la copia in pellicola. Stiamo lavorando al montaggio e alle musiche» e ovviamente con il lavoro di post produzione i costi lieviteranno un po’, al massimo, complessivamente oltre i 30 mila euro».
Il titolo vuol essere un buon auspicio per i progetti futuri come accade nella festa musulmana del Tajabone che celebra il giorno in cui gli angeli scendono in terra, come ricorda la canzone in chiusura del film. Nate da un progetto scolastico, scritte e interpretate dai ragazzi delle scuole medie della piccola banlieue di San Michele e del quartiere di case popolari di Sant’Elia, a Cagliari, sono le storie di un adolescente senegalese che deve trovare un lavoro per pagare l’affitto di casa; di due giovani rom in versione Romeo e Giulietta che fuggono per amore e di una ragazza sovrappeso che si crea un falso profilo su Internet per conquistare il belloccio del quartiere. Ci sono anche una storia di bullismo al femminile e di un’amicizia fra due ragazzi che si incrina quando uno dei due si fidanza e l’epilogo è drammatico. «Ho selezionato - racconta Mereu - i ragazzi di due scuole medie, una a Sant’Elia e l’altra a San Michele, sui quali in molti casi gli insegnanti non credevano più, per il mio corso di educazione all’immagine con l’obiettivo di realizzare alla fine due corti. I ragazzi hanno scritto dei racconti che assomigliavano più a dei trattamenti e ho capito che c’era il materiale per fare un film corale. L’unico legame fra una storia e l’altra era la scuola che diventa il punto di partenza per seguire il vissuto dei ragazzi. Un meccanismo contrario a quello del film francese “La classe” dove tutto si svolge all’interno. Sul set siamo arrivati con il trattamento al quale abbiamo aggiunto qualche dialogo e poi abbiamo molto improvvisato».
Nel girare il film, tutto negli orari scolastici, tranne qualche scena notturna, i ragazzi hanno «dimostrato quanto per loro sia prezioso il tempo libero che hanno. Non è vero che i giovani italiani sono uguali a quelli che vediamo in tv dove sembra che sgomitino per avere un posto al sole in televisione. Uno di loro, Oscar, che ama giocare a pallone, non avrebbe mai rinunciato alle sue partite per girare il film».
Fra attori e sceneggiatori, i ragazzi che hanno lavorato al film «Tajabone» sono una ventina ma a Venezia, spiega il regista, «non potranno venire tutti. Vorrei portarne almeno dieci. Quasi tutti escono per la prima volta da Cagliari». Salvatore Mereu a Cagliari vorrebbe girare anche un film ispirato al racconto «Bellas mariposas» di Sergio Atzeni.