Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La musica ok, la maleducazione no

Fonte: L'Unione Sarda
13 agosto 2010

I residenti. Dopo i disordini di martedì notte, ecco i pareri di chi vive nel quartiere


La musica disturba? Ogni tanto, specie quando i bassi “pompano” e fanno vibrare vetri e soppalchi in legno. Quello che però i residenti di Castello proprio non tollerano è la maleducazione.
GLI SCHIAMAZZI «Non si capisce perché le persone per salutarsi debbano per forza urlare», si lamenta Gianfranco Orunesu, residente nella zona alta di via dei Genovesi, specificando che «il momento peggiore è quando le persone escono dai locali». Cambiando strada, le versioni non variano. In via La Marmora abita Antonio Lepori, poco più che ventenne. Si lamenta dei comportamenti del popolo della notte: «La musica non dà fastidio. Le persone che urlano e sporcano le strade, lasciando bottiglie che poi vanno in frantumi invece non le tollero. Soprattutto non sopporto vedere gli effetti della sbornia notturna la mattina dopo». Poco più giù, in una storica “bottega” del quartiere lavora Claudio Antagonista, che di opinioni ne sente tante. Le riassume evocando un'immagine e ponendo un quesito: «Immagina gruppi di 10-15 persone che uscendo allegramente da un locale, nel bel mezzo della notte, iniziano a ridere e a urlare e tu ti devi alzare alle sei o alle sette per andare al lavoro. Come vivresti?».
LA MUSICA Claudio confessa però che di notte la musica ai suoi clienti non dà tanto fastidio. In effetti Maria Luisa Dessì, che vive all'inizio di via Canelles, vicinissima al bastione di San Remy e ai suoi locali, conferma: «No, a me la musica non dà fastidio. Forse a chi vive vicino a Santa Croce». Allora meglio ascoltare cosa dicono a sinistra della torre dell'Elefante. Gianluca Canepa sembra cadere dalle nuvole: «La musica? No, non mi crea fastidio». D'accordo con lui Sebastiano Gioi, che vive vicino alle Scalette di Santa Croce «a parte qualche volta quando ci sono i concerti, non ho di che lamentarmi». Allora? «Non è giusto quando le scalette sono totalmente invase di cuscini e gente sdraiata. Non si può nemmeno passare», confessa Francesco Camedda residente in via Corte d'Appello. Qualcuno però confida che se non ci fossero i locali il quartiere morirebbe. Ma con gli schiamazzi notturni no, non ci si può convivere.
MARIO GOTTARDI

13/08/2010