Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Floris: basta con le divisioni nel Pdl

Fonte: L'Unione Sarda
9 agosto 2010


«Serve un partito rinnovato con un maggiore dibattito interno»

Un Pdl riorganizzato, più aperto al confronto interno e «senza divisioni», una Giunta regionale amalgamata tra programmi, partiti e assessori. «E, a Cagliari, un candidato sindaco unico che rappresenti tutto il centrodestra». Nome da presentare in fretta: «Non più tardi di settembre o ottobre». Forzista della prima ora, sindaco del capoluogo a fine corsa dopo due mandati, Emilio Floris prova a individuare gli ingredienti per far uscire il suo partito dall'angolo delle mille rivalità interne.
Cambieranno gli uomini?
«Non lo so, ma prima degli uomini si deve pensare a un rinnovamento più profondo. Di sicuro a livello regionale, ma penso che avverrà anche a livello nazionale».
In che modo?
«Al momento manca una partecipazione diffusa degli elettori, un coinvolgimento che vada al di là degli appuntamenti con le urne».
Nell'Isola il Pdl dei dirigenti ha creato tensioni e malumori.
«Negli ultimi tempi si sono viste troppe fasi di monopolizzazione: negli uomini, nelle scelte, nelle alleanze».
Con una fibrillazione che non ha portato nulla di buono al partito.
«Proprio per questo bisogna ritrovare la coesione, con una migliore organizzazione interna. Finora il Pdl appare una forza federata, più che un partito unico. E poi si dovrebbe sfruttare un valore aggiunto».
Quale?
«Gli esponenti della società civile, che potrebbero ritagliarsi ruoli da “consulenti”, senza cercare il consenso elettorale».
Berlusconi ha annunciato un cambio estivo nelle strutture regionali.
«Prima dovrà avvenire la quadratura del cerchio a livello nazionale. Poi immagino ci sarà a cascata l'omologazione nelle strutture regionali».
I finiani verranno cacciati?
«Queste decisioni dovranno essere prese da un comitato centrale. Bisognerà capire se lo strappo è davvero insanabile, ma io non ho la conoscenza diretta di quello che potrà avvenire».
In Sardegna è attesa la cura Comincioli. Cambieranno gli uomini ai vertici del Pdl?
«Gli uomini sono importanti, ma prima conta il metodo. È fondamentale una maggiore partecipazione dentro il partito, con il confronto tra le varie componenti».
Ci sono da fare i conti con le contrapposizioni degli ultimi mesi.
«Ma non avrebbe senso nominare tizio contro caio, se prima non si azzerano le dinamiche dei conflitti. Altrimenti, dieci minuti dopo, si vedrebbero lotte tra bande e fazioni»
Alle provinciali di Cagliari queste lotte hanno portato a una sconfitta bruciante.
«Se avesse vinto Farris o se avesse vinto Massidda, il bubbone sarebbe scoppiato lo stesso. Non c'erano le condizioni. Per questo il partito deve ritrovare nuova coesione».
Anche per il futuro del governo regionale?
«Non c'è alcun dubbio. Un Pdl rigenerato è la condizione imprescindibile per la nuova Giunta regionale».
Si spieghi.
«Se fossi Cappellacci, Delogu o Comincioli mi concentrerei sulla riorganizzazione del partito, per poi passare al programma e solo dopo agli assessori. Ma è fondamentale anche il rafforzamento della coalizione».
Gli alleati del Pdl stanno facendo la voce grossa.
«Cappellacci e i leader dei partiti devono calibrare programmi condivisi che riguardino tutti i singoli assessorati. Guardando però anche alle risorse disponibili».
Dietro le frizioni ci sono sempre le poltrone.
«Le poltrone e i nomi sono importanti, ma serve una strategia condivisa. Altrimenti si vedrà sempre un assessore che parla di una sola Asl e un partito della coalizione che ne vuole cinquanta. E non si andrà da nessuna parte».
Gli assessori tecnici andranno a casa?
«Penso che qualcuno resterà. Certe competenze sono utilissime alla politica».
Tra poco si voterà per il suo successore a Cagliari. Il Pdl e tutto il centrodestra sono ancora in altro mare.
«Mi auguro che si esprima in fretta una candidatura. Dopo settembre o ottobre sarebbe tardi».
Gli aspiranti sindaci sono tanti
«Ho sentito quattro o cinque nomi».
Tipo?
«Fantola, Massidda».
E siamo a due. Gli altri?
«Preferisco tenerli per me».
Di sicuro sono troppi per una coalizione unica.
«Spero che non si commettano nuovi errori. Sarebbe assurdo».
E Floris?
«Se servirà si metterà a disposizione del partito. Cercherà di dare il proprio contributo, senza alcuna ambizione personale. In caso contrario si farà da parte».
La fine della sua storia da sindaco rischia di coincidere con l'addio del Cagliari calcio alla città.
«Innanzitutto aspettiamo i fatti, le intenzioni non bastano».
Cellino sembra davvero intenzionato a trasferire tutto a Elmas.
«Purtroppo non c'è una legge che ci aiuti in questo senso e capisco un imprenditore che voglia costruirsi uno stadio tutto suo, senza dover dipendere da vincoli burocratici e amministrativi».
Ma il Comune non poteva fare davvero di più?
«Il Comune non può regalare quell'area. La situazione è intricata, con il rischio di interventi pesantissimi della Corte dei conti, se non della Procura».
Che ne sarà del Sant'Elia senza il Cagliari?
«Si aprirà una discussione, ci sono tanti scenari possibili».
È stata davvero detta l'ultima parola?
«Se ci saranno ripensamenti da parte dell'imprenditore, noi saremo qui, pronti a riprendere in mano il discorso».
GIULIO ZASSO

08/08/2010