Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ippodromo, Floris chiama la Regione

Fonte: L'Unione Sarda
2 agosto 2010

Il sindaco sollecita viale Trento. Ballero: «Spero di vedere le prime gare in autunno»

Bilancio in rosso e mancano i fondi per terminare l'impianto

Floris: parte dei soldi potrebbero arrivare con quelli per la valorizzazione delle saline.
Quando tre anni fa gli ispettori dell'Unire fecero visita nell'ippodromo del Poetto, ancora fresco di ristrutturazione, evidenziarono almeno tre errori. Uno: la staccionata che circonda la pista non era stata costruita correttamente e i bordi rischiavano di ferire, se toccati durante la corsa, fantini e cavalli. Due: il perimetro era delimitato da un cordolo di cemento, alto una ventina di centimetri. Un ostacolo che si poteva trasformare facilmente in una trappola, anche mortale. Tre: erano pericolose pure le cannule dell'impianto di irrigazione, che spuntavano dal terreno per oltre trenta centimetri, come piccole lance piantate sulla sabbia.
NO ALL'OMOLOGAZIONE Un tris di motivi su cui si è basato il rifiuto, da parte dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine, di concedere l'omologazione della pista per le gare di galoppo. Tutto questo nonostante il primo lotto di lavori si fosse chiuso da poco tempo. E per l'appalto il Comune avesse speso 1,5 milioni di euro e la Regione altri 2,5 per la seconda tranche. Mauro Ballero, presidente della Società ippica dallo scorso novembre, parla di «errori di esecuzione da parte dell'impresa, che non aveva esperienza specifica in questo settore». E dunque non ha tenuto conto di quei piccoli accorgimenti che servono a garantire la sicurezza di umani e quadrupedi, magari lanciati a 60-70 chilometri all'ora. «Negli ultimi mesi questi inconvenienti sono stati eliminati dalla stessa ditta, senza nessuna spesa per le nostre casse. Ora la pista è in regola, l'omologazione dell'Unire sarà solo una formalità», assicura Ballero.
LE SCOMMESSE Ma, volendo andare al sodo: niente galoppo, niente soldi. Perché nell'ippica il denaro arriva - e tanto - dalle scommesse, materia di cui a Cagliari siamo specialisti (la città fino a pochi anni fa era tra le prime dieci nella classifica per importo delle giocate sui cavalli) e nell'impianto del Poetto non c'è ancora l'attrezzatura necessaria. Ovvero: tribune degne di questo nome, torretta per la giuria e totalizzatore, il cervellone elettronico che consente la raccolta delle scommesse da tutta Italia. Tre opere previste nel terzo lotto di ristrutturazione, per cui servono almeno 1,5 milioni di euro. «Per iniziare però potrebbero bastare strutture provvisorie: per le scommesse è sufficiente un botteghino e dei fogli di carta», minimizza Ballero, che aggiunge: «La speranza è di organizzare le prime gare in autunno». Ma un altro nodo da sciogliere sarà quello paesaggistico: le nuove strutture (in particolare la torre della giuria, alta una quindicina di metri) dovranno ricevere il nulla osta che non è proprio scontato, vista la vicinanza con l'oasi di Molentargius, un'area Sic (sito di importanza comunitaria).
I SOLDI Soldi in cassa per ora, non ce ne sono molti. Il bilancio della Società ippica (una Spa a capitale pubblico: 69,57% Comune, 16,06% Camera di Commercio e 14,38% Regione) non naviga in buone acque - si parla di un rosso di circa 140 mila euro - e a fine anno si chiuderà «probabilmente in passivo, anche se il buco è stato in parte ripianato negli ultimi mesi», spiega il presidente. I fondi per il terzo lotto però potrebbero arrivare dalla Regione, a cui il sindaco Emilio Floris ha chiesto sostegno: «Una parte delle somme necessarie potrebbero essere trovate subito, e rientrare nel discorso della valorizzazione del compendio Saline-Molentargius», dice il primo cittadino. «Il mio primo interesse è aprire a 360 gradi l'ippodromo, dare alla città il circolo ippico che mancava, puntare sia sul salto agli ostacoli che sul galoppo: i soldi ruotano attorno a entrambe le discipline». La tradizione sarda, però, è quella del galoppo, visto che ogni anno l'Isola fa nascere tra il 50 e l'80 per cento dei cavalli sportivi italiani.
MICHELE RUFFI

01/08/2010
Dopo il crollo di iscritti e alcuni licenziamenti ricomincia l'attività
La lenta rinascita della scuola di equitazione


Il periodo critico è stato tra maggio e giugno: pochi, pochissimi iscritti alla scuola di equitazione («non più di una ventina», dice il presidente della Società ippica) e il licenziamento di tre insegnanti (due istruttori e un “Otb”, operatore tecnico di base).
Ora la grande fuga si è interrotta e le iscrizioni sono riprese. «Siamo a quota 150», spiega Mauro Ballero, «e i cavalli nel maneggio circa 60. All'inizio dell'anno erano 27».
Da qualche settimana la scuola ha un direttore tecnico (Giambattista Pala) e ora l'impianto si sta preparando all'appuntamento di fine agosto: uno stage di «dressage», una disciplina equestre che viene anche chiamata più comunemente gara di addestramento, nella quale cavallo e cavaliere compiono delle figure. Gli animali si muovono a tempo, alzano le zampe a comando, seguono le varie andature sotto il comando dell'istruttore.
«È l'equivalente della danza classica nel mondo dell'ippica», spiega Ballero, che sui contratti dei tre insegnati della scuola aggiunge: «Non sono stati rinnovati perché non erano in linea con i nostri obbiettivi, cioè quelli di aumentare il numero di iscritti». ( m.r. )

01/08/2010