Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, baby schiavi tra gli ombrelloni

Fonte: L'Unione Sarda
29 luglio 2010

Il caso. Decine di bambini rumeni e senegalesi costretti ogni giorno a vendere gadget ai frequentatori dell'arenile

Minorenni sfruttati per lavorare e chiedere l'elemosina
Ragazzini di otto e dieci anni usati per chiedere la carità ai bagnanti o per vendere teli da mare sull'arenile. Per il momento i Servizi sociali del Comune non hanno ricevuto nessuna segnalazione.
«Un'offerta per un portafortuna», chiede un ragazzino molto lontano dall'età della patente in mezzo agli ombrelloni della prima fermata. In una mano ha un mazzo di portachiavi a forma di pappagallo, nell'altra stringe pochi euro, quasi tutti ricevuti più per pena che in cambio dei gadget che vende. Otto, massimo dieci anni, occhi grandi e la sfrontatezza di chi è cresciuto in strada: «Quanti anni ho? Venti!», dice ridacchiando a chi cerca di sapere qualcosa in più sulla sua vita.
PICCOLI SFRUTTATI Non è il solo minorenne “al lavoro” sulla spiaggia del Poetto. Come lui, un bambino dai tratti dell'Est europeo - forse della Romania -, ci sono tanti altri piccoli lavoratori che fanno avanti e indietro per l'arenile. In maggioranza rumeni e senegalesi. C'è chi chiede l'elemosina, chi vende portachiavi, chi aiuta il padre a mostrare ai bagnanti teli da mare e panama bianchi e gialli. Tutti minorenni, quasi tutti sotto i quindici anni, età che non gli consentirebbe né di lavorare, né di chiedere l'elemosina.
L'INTERVENTO Nei giorni scorsi uno di loro è stato notato da due agenti del Corpo di polizia municipale. Chiedeva la carità, mentre la madre lo seguiva a distanza: i vigili hanno spiegato ai diretti interessati che si trattava di sfruttamento minorile, e li hanno invitati ad allontanarsi dalla spiaggia. «Nei casi più gravi identifichiamo i bambini e i genitori e inviamo una segnalazione ai Servizi sociali del Comune. Spesso si tratta di bambini ancora nell'età della scuola dell'obbligo», racconta il comandante dei vigili urbani Mario Delogu. All'ultimo episodio però non è stata data molta importanza, anche perché madre e figlio sono subito spariti dall'arenile. Dunque nessuna segnalazione.
I SERVIZI SOCIALI «Per ora non ne abbiamo ricevuto nessuna relativa ai ragazzi che chiedono l'elemosina al Poetto», spiega la dirigente comunale Ada Lai, a capo dei Servizi socio-assistenziali del Municipio. «Escludo che si tratti dei bambini rom che vivono nel campo comunale, perché quelli vanno tutti a scuola». Negli uffici di piazza De Gasperi però sono arrivate, nel corso dell'anno, diverse segnalazioni per sfruttamento del lavoro minorile. Spesso i rumeni e gli immigrati di etnia rom li costringono a chiedere l'elemosina. I giovani - spesso giovanissimi - senegalesi invece diventano baby-parcheggiatori o venditori ambulanti.
LA PROCEDURA «Quando ci vengono indicate delle situazioni di questo tipo cerchiamo di identificare i minorenni e le famiglie, controlliamo che i bambini vadano regolarmente a scuola e ci assicuriamo che il piccolo non sia dedito all'accattonggio, almeno regolarmente». Ad esempio, in primavera, i Servizi sociali si sono occupati di un caso che aveva come protagonista un piccolo di appena un anno e mezzo. «La mamma portava con se il figlio sotto il sole, mentre chiedeva l'elemosina. È una tattica che viene utilizzata spesso per far leva sulla pietà della gente. La donna è stata segnalata immediatamente e le è stato impedito di portare con se il figlio. A questa età non si può né lavorare né essere dedito all'accattonaggio».
MICHELE RUFFI

29/07/2010