Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Caduti in guerra, ritrovati 45 cagliaritani

Fonte: L'Unione Sarda
27 luglio 2010

L'indagine di un artigiano veronese è riuscita a dare un nome a oltre 10 mila deportati italiani

Sono sepolti in Germania, Austria e Polonia dopo la prigionia nei lager
I dispersi in Germania, Polonia e Austria: rintracciato il luogo di sepoltura, i parenti possono richiedere il rimpatrio della salma.
È sulle tracce dei “desaparecidos” della guerra, fatti prigionieri nei campi di concentramento tedeschi e mai tornati in patria. Migliaia di italiani, civili e militari, internati dopo l'8 settembre '43 e poi sepolti in Germania, Austria e Polonia senza che i familiari ne sapessero nulla. Il lavoro straordinario e faticoso di un artigiano veronese, Roberto Zamboni, ha già dato il nome a più di 10 mila dispersi e tra questi a 45 deportati cagliaritani: finalmente si sa dove sono sepolti. La lista dei nomi (qui a fianco) è riportata nel blog “Dimenticati di Stato” (all'indirizzo www.robertozamboni.com) dove l'autore fa il punto sulle ricerche effettuate fino a oggi (provincia per provincia sulla base del luogo di nascita della persona trovata) sulle tracce dei 16 mila italiani che riposano nei cimiteri tedeschi, austriaci e polacchi.
L'INDAGINE «Una decina di anni fa, dopo una capillare ricerca, rintracciai la tomba di un mio zio di cui sapevamo soltanto che fosse morto nel lager di Flossemburg - dice Zamboni spiegando da dove è partita la sua indagine - dopo aver fatto modificare una legge che vietava il rimpatrio delle salme sepolte nei cimiteri militari italiani all'estero, abbiamo potuto richederne i resti. In questi anni, autonomamente o con l'ausilio del carabinieri, sono riuscito a rintracciare i parenti di molti caduti, parte dei quali ha fatto rimpatriare le spoglie, seppure a sue spese. Così voglio fare con tutti gli altri, di cui ancora oggi le famiglie non hanno una tomba su cui poter piangere». Zamboni, titolare di un calzificio, racconta di un lavoro a cui dedica il 90% del suo tempo libero, e di risultati ottenuti ricostruendo ogni storia con le testimonianze di ex deportati e con i documenti ottenuti dall'Archivio segreto del Vaticano e «con grande fatica» anche dal ministero della Difesa. Dopo l'8 settembre 1943, più di 800.000 italiani (civili e militari) furono fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento tedeschi dislocati nei territori del Terzo Reich. Un gran numero di questi vi trovò la morte dopo atroci sofferenze, solo ed esclusivamente a causa del loro pensiero, della loro religione o per la divisa che indossavano. Migliaia d'italiani che non sopravvissero alle vessazioni inferte, furono sepolti sul suolo tedesco, austriaco e polacco. Nell'immediato dopoguerra, a causa delle enormi difficoltà di comunicazione e di ricerca, la maggior parte di questi ragazzi furono dati per dispersi.
RISULTATI Pian piano, Zamboni è riuscito a dare a quei dispersi un nome, incrociandoli con gli altri dati forniti dal ministero della Difesa, da lui contattato come fonte principale e indispensabile. «Ora sono alla lettera C», C come Cagliari, dice Zamboni, «per finire il lavoro ci vorrà un anno, forse due. Ma andrò avanti sino alla Zeta e pubblicherò sul mio blog tutti gli elenchi con i nominativi per provincia di nascita». Recentemente ha ottenuto dal ministero della Difesa l'elenco di tutti i ragazzi sepolti in Germania, Austria e Polonia: accanto ai dati di base (cognome, nome, provincia e data di nascita, data di morte e cimitero di attuale sepoltura), il ricercatore ha aggiunto, da altre liste in suo possesso, ulteriori elementi sulla deportazione o sull'internamento, sulla morte e sulla prima sepoltura (lager, matricola, spostamenti, date e cause della morte, luogo di prima inumazione). «Lo faccio per senso civico e per dovere d'informazione, perché nessun altro lo faceva - spiega Zamboni - la maggior parte dei caduti sepolti in questi cimiteri sono militari ma risultano anche deportati politici o razziali, liberi lavoratori o loro familiari che si trovavano negli ex territori del terzo Reich durante la seconda guerra mondiale. È inaccettabile non avere una tomba su cui piangere un figlio ventenne, morto di stenti e maltrattamenti in un lager del Terzo Reich».
CARLA RAGGIO

27/07/2010