Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Aurora ride: «Non è un tramonto»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 luglio 2008

MARTEDÌ, 22 LUGLIO 2008

Pagina 33 - Sport

Per la Salvagno il no alle Olimpiadi è uno stimolo in più

La convocazione alla vigilia sembrava certa poi tre volate sbagliate e la forte delusione «Pazienza, mi servirà di lezione»


SASSARI. Tre volate per perdere un treno che alla vigilia sembrava quasi certo, quello che doveva portare diritto a Pechino e alle Olimpiadi. «Sono ancora triste e molto, molto, delusa». Aurora Salvagno il giorno dopo analizza con spietata lucidità quello che le è capitato agli assoluti di Cagliari: non sempre il fattore-casa ha un effetto positivo sugli atleti, soprattutto negli sport individuali.
A volte la tua terra diventa pesante e ti frena, quando gareggi davanti alla tua gente. Una presenza che contribuisce ad aumentare la pressione per un risultato che a questo punto è di quelli da ottenere a ogni costo, e le tensioni si attorcigliano su se stesse, i pensieri sui «se» e sui «ma» si rincorrono incessantemente minando la consapevolezza nei propri mezzi e la necessaria concentrazione per raggiungere una prestazione al top.
Questo è quanto sembra sia accaduto alla reginetta dell’atletica isolana, Aurora Salvagno, giovane sprinter algherese che sino alla vigilia dei campionati italiani assoluti disputati allo Stadio dell’atletica di Cagliari da venerdì a domenica era inserita, già dallo scorso anno, nel quartetto veloce che doveva andare a rappresentare l’Italia a Pechino.
«Ero abbastanza in forma, come risultava dagli allenamenti e dalle gare precedenti, ma non sono riuscita a tirare fuori tutto quello che potevo fare. Era un anno importante e ogni volta che gareggiavo mi sentivo sotto pressione. Alla fine penso di non aver retto allo stress».
Le due gare dei 100, con il tempo di 11”66 in batteria e il poco convinto 11”79 (sesto posto in finale), e poi la qualificazione dei 200, ottenuta con un 5º posto in 24”60, con conseguente rinuncia alla finale, son state per la Salvagno un triplo calvario sul quale la sprinter algherese si è sentita immolata al dio-prestazione. Quello non perdona nessun cedimento e nessuna fragilità, neanche a una giovanissima atleta ventiduenne (è nata il 3 marzo 1986) che sinora non aveva mai vissuto situazioni così complicate: «E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere. Nella mia carriera sportiva non mi era mai successo niente di simile ma spero che mi aiuti a crescere. Ora è una ferita ancora fresca che non riesco ad accettare, ma passerà».
Adesso cosa farà Aurora Salvagno? Come reagirà? «Mi riposo un po’ per riprendermi moralmente - spiega l’algherese - e poi riprendo ad allenarmi e gareggiare. Ho tanti inviti per i meeting e voglio gareggiare senza stress. Forse sarò già in gara a Recanati sabato prossimo».
Roberto Spezzigu