Rassegna Stampa

Il Sardegna

La modernità di “Ecuba”

Fonte: Il Sardegna
14 luglio 2010

Stasera al Civico Una prima nazionale per “La Notte dei Poeti”. In scena un'intensa Caterina Vertova tra testo e regia di Biffi: «Diamo voce a chi si oppone alla guerra». di Anna Brotzu

Siamo circondati di guerre silenziose, sconosciute ai normali canali di comunicazione, che frantumano la nostra illusione di pace: per descrivere la tendenza dell'uomo all'aggressività, alla violenza è stato naturale individuare in Troia l'archetipo di tutte le guerre» racconta Giancarlo Biffi, autore e regista di “Un canto per Ecuba” che stasera alle 21.30 al Teatro Civico di Castello di Cagliari aprirà il XXVIII Festival “La Notte dei Poeti”. Un suggestivo scenario sotto le stelle per «un dramma antico che parla della contemporaneità » racconta Biffi: «Ecuba è madre e regina, dunque complice del potere maschile che legittima il conflitto e l'uso delle armi, finché vede cadere ad uno ad uno i suoi figli e in lei si compie un'evoluzione. Attraverso il lutto riscopre la sua natura di donna e si ritrova sola nella consapevolezza del dolore».

IN PRIMA NAZIONALE nel cuore della città murata per la kermesse firmata CeDAC, la pièce è presentata: «in forma di studio, un'ipotesi di messa in scena costruita sul corpo e la voce degli interpreti, dall'intensa, straordinaria Caterina Vertova, attrice di grande profondità con voglia di lavorare e osare, a Isella Orchis che incarna Cassandra, Rita Atzeri nel ruolo di Polissena e Maria Grazia Bodio, l'An-cella, portatrice di antica e lungimirante saggezza, Alessandro Mascia (Ulisse) e il Nat Trio». Per Biffi «il teatro appartiene alla sfera del femminile, come un'ostetrica aiuta l'attore a metter fuori da sé la sua parte più inconscia e segreta, la sua verità, la ricerca sul personaggio, e “Un canto per Ecuba” con la scelta di mettere insieme differenti scuole e idee di teatro rappresenta un'interessante esperienza e una grossa scommessa, per partorire qualcosa di nuovo e inaspettato grazie a una sinergia di talenti e saperi ». Piacere della scoperta e gusto per l'avventura insiti in un fare teatro aperto alla sperimentazione: «in un implicito omaggio agli artisti - “da Euripide a Christa Wolf” - che hanno indagato l'animo umano, forzando i limiti della mise en espace verso un principio di azione scenica, daremo voce agli sconfitti, a coloro che nei secoli si sono opposti alla guerra, preferendo al clamore della battaglia i dialoghi di pace». Conclude il regista: «è difficilescrivere qualcosa di nuovo su Troia, eppure quella vicenda è di una modernità sconcertante; le parole e i pensieri di morte son sempre gli stessi, come le vittime “civili”, spose, sorelle e madri di soldati portati al macello; talvolta la sopraffazione spinge a reagire unendosi alle amazzoni, ma Cassandra la veggente, tra uccidere ed essere uccisa, sceglie di vivere: la vita contro la morte, un messaggio di civiltà contro la barbarie» che risuona in teatro, odierna agorà.