Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alex Britti, venerdì a Cagliari per l’Ichnusa Festival

Fonte: L'Unione Sarda
14 luglio 2010

A tu per tu con il cantautore romano Alex Britti, venerdì a Cagliari per l’Ichnusa Festival «La mia vita, la mia musica, la mia chitarra. E quella notte di Capodanno in Sardegna...»

In questa mattina che Roma è cotta dal sole, Alex Britti è cotto dal dentista. L’intervista salta di un’ora, poi di un’altra, poi di un’altra. Rimandiamo a domani. E quando arriva domani, Alex Britti è il contrario di come te lo raccontano.

 «Mi perdoni, il dentista mi ha distrutto ». Quarantadue anni e più bello di quando ne aveva ventidue, Alex Britti sorride. Chiede scusa. Ringrazia. Niente male per il più brusco, introverso, scostante cantautore della musica italiana. «E chi lo dice?». I giornalisti. «Quelli che mi chiedono se ho una donna, chi è la mia donna, cosa fa la mia donna. E sa cosa rispondo?». No. «In Sardegna capite il romanesco?».

Ma noi, oggi, siamo qui per parlare di musica. «Ma è la musica che parla per me. Aspettate che prenda una chitarra in mano, eppoi ve lo faccio vedere io se sono introverso ». Vanitoso? «No. E neppure vanesio. Mi esibisco sul palcoscenico, non nella vita. Andare in televisione a raccontare quante volte alla settimana faccio l’amore, ecco, questo non fa per me». L’altro giorno è finito su un giornale. «Camminavo per Roma con una ragazza e mi hanno fotografato. Qual è il senso di tutto questo?».

Non c’è. Il senso di Alex Britti è invece nel suo fare musica da dodici anni. Nel 1998 canta Solo una volta (o tutta la vita), vende 300 mila copie, vince Sanremo. Oggi sono io, La vasca, Quanto ti amo. E Solo te, Nottee di mezza estate, 7000 caffè. Potremmo continuare a raccontarvi i titoli delle sue canzoni sino a riempire mezza pagina. Invece vi raccontiamo un’altra cosa. Alex Britti è uno dei più bravi chitarristi che ci siano in Europa. A 7 anni gli regalano una chitarra classica. A 14 una elettrica. A 17 fonda un gruppo. Suona il blues: non ha più smesso.

«Neanche quella notte, a Cagliari. Ma era tanti anni fa, io facevo l’eroe della chitarra elettrica, forse non vi interessa». C’era una volta Alex Britti a Cagliari... «Giravo l’Italia, suonavo la chitarra, cantavo cover. A Cagliari c’era un locale, si chiamava Jazzino, doveva essere il ’92, o il ’93. Era alla Fiera, ha presente la Fiera?, in viale Diaz». La Fiera è ancora lì. Il Jazzino, invece, non esiste più. «Peccato. Gran bel locale. Si faceva musica dal vivo. Ci ho suonato decine di volte. Poi andavo a mangiare pesce nelle trattorie dietro il porto e in via Roma aspettavo l’alba per fare colazione e leggere il giornale. Poi una notte, era il 31 dicembre, ho suonato: e aspettato la mez- I zanotte, e brindato. Sono tornato in albergo. Da solo. E sarà stata quella vostra notte cagliaritana, quel cielo d’inverno, quel silenzio dopo la festa: mi sono seduto sul letto, la chitarra, un foglio, una matita e ho scritto Gelido». ... la luna mi guarda e non mi parla mai dov’è l’amore dov’è la mia donna, dov’è che finirò gelido come... La canzone uscirà un paio d’anni dopo. Anche a Cagliari Alex Britti ci tornerà, famoso, un paio d’anni dopo. Ecco perché il concerto di venerdì ha il sapore del ritorno. Al Poetto, sul palco dell’Ichnusa Festival. «Quella spiaggia la conosco bene, quella birra pure», ride. Con la sua chitarra, con la sua musica, con le sue canzoni. Quelle di ieri. Quelle di oggi, scritte spegnendo il computer, perché sperimentare, certe volte, vuol dire rischiare. Il disco nuovo, il sesto, Alex Britti l’ha chiamato . 23. «Perché il 23, il 23 agosto, sono nato io. Quel punto messo lì, come un segno aritmetico, anche quello vuole dire qualcosa di me. Della mia vita. Della mia chitarra. Del mio raccontarmi, senza bisogno della televisione, o di un giornale di paparazzi». Nel disco c’è una canzone bellissima. Buona fortuna. Un amore è finito. Ora c’è tutto da rifare. «Nonostante questo, dimmi almeno buona fortuna». E lei, Britti, a chi dice buona fortuna? «A noi, che ancora cantiamo, suoniamo, scriviamo, sognamo. E sa una cosa?, anche al mio dentista». FRANCESCA FIGUS