Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'amore ai tempi della Rivoluzione

Fonte: L'Unione Sarda
22 luglio 2008

Il dramma

«Quel Gérard…l'ha rovinato il leggere!...».
Frequentatore segreto di Jean Jacques Russeau e degli Enciclopedisti, il servitore divenuto rivoluzionario è la figura centrale dell' Andrea Chénier . Indossa una livrea bianca e azzurra, nella scena iniziale che ha per sfondo la "casa dorata" dei Conti di Coigny. Nobili di provincia ma usi in tutto a seguire le regole della corte di Parigi, ricevono in gran gala ospiti con parrucche e codini, le dame «in busto stretto, a squame ombra di moro, o in un corsetto, come s'usa, in seta di nakara». Specchi, colonne, fontane di un Settecento ormai in declino la cui fine è simboleggiata da Giancarlo Del Monaco - che firma la regia, i costumi e le scene - da pareti e soffitti che si sfaldano all'apparire nella sala delle feste dalla "ciurmaglia" che s'avanza. Una moltitudine cenciosa che spegne l'eleganza dei bellissimi costumi pastello degli invitati, la leggerezza dei tulle e dei veli messa ancora più in risalto dal candore della tonaca dell'Abate che porta brutte nuove dalla capitale. C'è tempo ancora per un'ultima gavotta, per un lezioso minuetto, per le facce di bisquit, per la danza delle pastorelle che nella coreografia ideata da Astrid Ascarelli hanno movenze da carillon.
Dopo, è il turbinio della Rivoluzione Francese, della sfilata delle teste impalate e delle carrette che conducono i condannati al patibolo, delle Cittadine che indossano abiti più sciolti e discinti, delle Meravigliose, dei Sanculotti. Intorno al monumento a Marat, ritratto nella vasca da bagno dove fu ammazzato, si intrecciano le vendette, le accuse e le discolpe che condurranno Gérard a tentare di liberare, dopo averlo denunciato, Andrea Chénier, il poeta che con la sua voce ha cantato la patria e suo rivale nel possesso del cuore della dolce Maddalena. Son cresciuti assieme, Gérard e la contessina, il servo e la padrona.
Ora, nel tribolato giugno del 1794, la fanciulla è sola, impoverita, in pericolo, mentre Gérard si trova all'apice del potere. Sui berretti frigi e le bandiere tricolore in brandelli, piomba un sipario che sembra fatto di sacchi e che, nelle ottime luci di Wolfgang Von Zoubek, è per qualche istante una foresta pietrificata. Sospeso sulle sorti dei protagonisti, il pesante drappo incombe sulle sedute del Tribunale gremito di impietosi giudici in zimarre nere, grava sulla confusione di un'epoca che ha tradito le aspettative di Chénier il letterato ma anche di Gérard il combattente. Passata la furia dei primi anni di lotta, consumata la vendetta, l'ex domestico ribelle ora, quando uccide piange. Gérard è un idealista, ma anche un uomo generoso, una mente lucida che rinuncia alla amata ma non riesce a salvarla. Siglato da una grata che si abbassa sul palco simile a una ghigliottina, il finale del dramma si svolge in una buia alba carceraria. Andrea Chénier e Maddalena de Coigny si appoggiano alle sbarre e lì si fermano, come crocifissi.
ALESSANDRA MENESINI

22/07/2008